domenica 4 luglio 2010

Reggiolo e i giorni de “la fiera di Luglio”. San Venerio e il miracolo della pioggia.

Cari Luca e Diego,

in questi giorni di piena estate il paese in cui vivo è fremente protagonista della cosiddetta “fiera di luglio” evento tradizionale che solitamente si svolge annualmente, snodandosi per le vie del centro ogni prima settimana del mese di luglio e che si colloca appunto tra le manifestazioni estive organizzate dal nostro comune. Ed è proprio di questa tradizione patronale locale di cui vi parlo oggi con una personale punta di orgoglio, molto volentieri.

Se c’è una cosa che a mio avviso è rimasta intatta nel corso degli anni, tra i pochi reggiolesi che portano oggi avanti questo storico esempio di fede popolare è la rinnovata devozione del paese, espressa con una santa processione annuale a colui che da moltissimo tempo è il Santo Protettore di Reggiolo, ovvero San Venerio Abate. Anche se il suo nome è forse poco conosciuto per voi, io posso dirvi che la chiesa liturgica ha promosso tale santo nel 1959 come Patrono del Golfo di La Spezia e protettore dei Fanalisti d’Italia.

Ma chi era veramente il Santo Patrono di Reggiolo, originario, come leggerete ben presto, della Liguria, e per quale motivo si meritò questo importante titolo all’interno del luogo in cui da sempre vivo?

Mi sono documentata meglio apposta per soddisfare maggiormente la curiosità, spiegarlo a chi mi legge, era una cosa che desideravo fare da tempo. E non c’è periodo migliore per scrivere questo post come quello dell’attuale edizione della fiera di luglio ora in corso per raccontare tutto questo.

Così se magari un giorno deciderete di venire a visitare Reggiolo avrete qualche informazione in più. É bello ed interessante spiegare, stimolare la curiosità a chi arriva da fuori del paese, tramandare questa figura religiosa tanto cara ai miei compaesani e che mi fa sentire fiera di essere reggiolese.

La tradizione storica e religiosa indica la nascita di San Venerio Abate, monaco, confessore, nonché uomo umile e di mirabile santità, nel 560 a Portovenere, vicino La Spezia. Venerio condusse vita eremitica nell’isola della Palmaria e del Tino, lo stesso luogo dove visse ed operò con costante preghiera per molti anni. Sull’isola del Tino, dove morì nel 630, San Venerio venne dunque sepolto e in quel punto fu subito fatta erigere una chiesetta a lui dedicata. All’inizio del secolo IX, per proteggere da furto le reliquie di questo Santo eremita, dalla Liguria vennero portate, a causa delle razzie Saracene che in quel periodo imperversavano un po’ ovunque, prima nella cattedrale di San Prospero e poi ancora nella Chiesa di San Pietro, entrambe collocate in città, nel nostro capoluogo a Reggio Emilia.

Il legame di fede specifico e particolare che si instaurò tra il paese di Reggiolo e il ligure San Venerio, “il santo venuto dal mare” nacque e si fortificò in un periodo storico molto difficile e complicato. Gli inizi del Settecento, momento in cui l’Europa fu a lungo devastata dalle terribili Guerre di Secessione Spagnola in cui anche le zone limitrofe al mio paese furono purtroppo, ferocemente coinvolte. Miracolosamente, il paese di Reggiolo fu del tutto escluso dallo scempio di morte e sangue conseguente a questi aspri contrasti. A questo importante fatto accaduto viene perciò fatto risalire il primo voto che i reggiolesi riconobbero a merito di San Venerio, e che fu ufficializzato qualche anno più tardi con la costruzione di uno splendido reliquiario in argento che fu pronto solo nel 1712 e che ancora oggi viene conservato all'interno della nostra Chiesa parrocchiale dedicata a Santa Maria Assunta. Una promessa religiosa alla quale i reggiolesi non vennero, successivamente, mai meno.

La Chiesa liturgica colloca in calendario il giorno ufficiale dedicato a San Venerio Abate il 13 settembre, ma a Reggiolo si è scelto il 7 luglio in quanto in questo esatto giorno e mese dell'estate del 1890, si verificò quello che tra i miei compaesani viene da sempre ricordato e spiegato come “il Miracolo Della Pioggia” e che fu nuovamente attribuito all’ intercessione dell' abate spezzino a cui Reggiolo affida costante protezione religiosa.

Su tutto il nostro paese e nelle zone circostanti, in quel tempo, si protraeva una prolungata siccità che minacciava pericolosamente i raccolti ed il bestiame di proprietà dei poveri contadini. Averi che rappresentavano per la gente dell’epoca, uno dei principali, o per meglio dire, forse gli unici mezzi che potessero portare alla gente di allora sostentamento e sopravvivenza sicura.

Anche in quell’occasione la popolazione reggiolese, disperata, ricorse fiduciosa in preghiera al proprio caro Patrono che mai aveva cessato di infondere alle nostre zone santa protezione. Dopo la processione con l’antica statua lignea di San Venerio, la quale anticipava nel mio paese la celebrazione propria del 13 settembre, si verificò dunque l’evento miracoloso: al termine della funzione religiosa un corteo di fedeli popolani riporta con ogni cura la benedetta statua dell’eremita ricollocandola al suo oratorio, situato alle porte di Reggiolo. E improvvisamente, in quel momento arriva la sospirata, benefica pioggia, scrosciante e copiosa. Quella che fa rinascere le nostre campagne e fa sì che i raccolti non vadano perduti. Un evento straordinario che fece a lungo discutere i presenti, se si considera l’insistente situazione climatica contraria che fino a poche ore prima avrebbe significato rischi gravi per la sopravvivenza della popolazione stessa.

Ritengo che, ai giorni nostri, eccezion fatta per la bella processione che si tiene con la statua di San Venerio e la Santa Messa solenne che si svolge, appunto, il 7 luglio nelle zone antistanti la Chiesa di Reggiolo, ben poco sia concretamente rimasto delle originali iniziative locali che si organizzavano sempre in occasione di quella che voi due definirete non a torto " la sagra”.

Quando io ero una bambina, per esempio, si allestiva sempre, per merito della Parrocchia la “pesca di beneficienza” ricca di giocattoli e premi bizzarri dedicati ai più giovani. Ripensarla in questi giorni, così colorata e ricca di gente com'era anni fa, mi mette tanta dolce nostalgia. Inoltre anche i fuochi d’artificio, che venivano sparati la notte del 7 luglio, giorno conclusivo del periodo fiera, sono ormai per quanto mi riguarda, ora solo un ricordo lontano legato perlopiù all’infanzia. E anche se ho sempre personalmente detestato a morte il fragore rumoroso ed insopportabile dei fuochi, adesso dico che quasi quasi mi mancano se non altro per le splendide luci variopinte ed abbaglianti che sapevano regalare in notturna, per circa mezz’oretta l’anno, ai cieli reggiolesi.

Attualmente durante la nostra fiera di Luglio in onore di San Venerio vengono invece proposte mostre di vario tipo all’interno della Rocca Medioevale che è situata al centro del paese e che cambiano ogni anno. Non mancano degustazioni varie di prodotti locali, rappresentazioni teatrali anche in dialetto reggiano, concerti classici tenuti dalla banda del “Corpo Filarmonico Rinaldi”, collegata alla nostra prestigiosa scuola di musica locale, o ancora burattini per i bimbi, bancarelle, e le immancabili giostre. Mi spiace rilevare che comunque, da parecchi anni la nostra fiera di luglio ha sicuramente perso smalto, interesse e partecipazione ma non per questo non ne parlo con gioia perché per Reggiolo questo è comunque un periodo di festa.

Il 7 di luglio le famiglie di tutto il paese, dopo aver presenziato alla Messa consumano un pranzo degno di quelli che si fanno a Pasqua o Natale. Mi mancano tanto i “cappelletti” preparati con amore ed esperienza culinaria della mia cara nonna paterna, che mangiavamo solitamente tutti insieme in allegria per il pranzo di San Venerio, assieme a un buon arrosto, una fetta di dolce e una bottiglia di vino fresco, fatto in casa, come una volta, dal prozio contadino. Ma erano altri tempi, momenti felici che oggi posso almeno limitarmi a scrivere e raccontare. Peccato!

Mi sembra giusto fare qualcosa nel mio piccolo per mantenere queste tradizioni paesane o anche solo raccontarle a qualcuno è già qualcosa. Perché tutto questo è parte della storia di un paese ed è giusto tenerla viva nonostante io sia convinta che più andiamo avanti più sarà difficile a mio avviso mantenere la tradizione locale. E poi mi sembra carino raccontarvi qualcosa proprio del paese in cui io sono sempre vissuta e continuo ad abitare.

Chissà chi è il Patrono del vostro minuscolo paese natale. Sarei proprio curiosa di saperlo, visto che la religione è da sempre un aspetto importante della mia esistenza e sono generalmente appassionata delle vite dei santi. Avrete forse San Zeno, il primo vescovo di Verona nonché protettore della città a cui si dedica l’omonima Chiesa che io ho visitato nella mia prima gita nella vostra città quando ero alle elementari? Farò di tutto per scoprirlo, promesso!

Un abbraccio forte!!!

Elena

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