domenica 15 novembre 2009

O deliziose “mele verdi” buondì.

Stavolta mi è piaciuta l’idea di pensare alla frutta nel salutarvi, con particolare riferimento alla mela verde, come avrete appena letto. E capirete da soli perché ci siete anche voi nella mia mente come riferimento oggi quando ho scritto “Mele Verdi”. Questo per due principali motivi che dico subito. Uno. Perché sto aspettando con santa pazienza questo Natale per poter aprire in tutta regolarità lo strepitoso cofanetto beatlesiano che avevo previsto di comprare e che mi sono fatta arrivare da Liverpool su ordinazione. Immaginerete bene che la mela verde ultimamente va incredibilmente di moda in casa mia, naturalmente come inconfondibile simbolo della casa discografica dei Fab. 4, la Apple Corps. Due. “Le mele verdi” se non lo sapete è pure stato anni fa nella musica un gruppo di bambini e ragazzini che incideva sigle di cartoni animati ed era piuttosto di moda alla fine degli anni Settanta e i primi anni degli Ottanta. Più specificatamente questi bimbi andavano di moda nelle sigle dei cartoni quando ancora non era comparso sulle scene il mito Cristina D’Avena che negli anni successivi avrebbe spopolato soppiantando tutti in questo campo. Tra le sigle interpretate dalle Mele Verdi non posso non citare, a questo, punto tre pietre miliari in voga tra i ragazzini della mia epoca. “Sandybell”, “Mademoiselle Anne”, e ancora “Woobinda” incisa in fantastica collaborazione con Riccardo Zara, per intenderci, l’uomo che dava magnifica voce alla conosciutissima sigla del cartone animato “L’Uomo Tigre”.

Tornando a noi, come andiamo lì, che mi dite di bello? Pensate, che ho saputo solo ieri sera tardi dalla tua pagina di Facebook, Luca che tornerete fra una settimana, ma questo non mi pesa, non avrò tempo di sentire la vostra mancanza per sette altri giorni, anzi vi auguro buon proseguimento di lavoro. Perché tra una cosa e l’altra anche io adesso sono quasi come voi, cioè impegnata più che mai.

E vi dico che non lo avrei forse nemmeno saputo che tornate fra sette giorni se non mi avesse avvisato Beatrice con un messaggio. Questo per farvi capire che è quasi una settimana che non mi muovo da casa tranne per recarmi al lavoro al mattino. E di conseguenza, nonostante sia a casa ho pochissimo tempo per tenere contatti con amici e anche solo per accendere il computer. Le lezioni che ho cominciato a dare al ragazzino che fa il chitarrista mi portano via un sacco di tempo nonché parecchia energia nell’aiutarlo a studiare. Di solito finisco molto tardi, mercoledì, dopo il lavoro ad esempio ho cenato che erano quasi le nove di sera e quando sono andata a letto mi sembrava di morire francamente, ero stanchissima.

In effetti come supponevo, soprattutto Andrea (il chitarrista) va seguito passo dopo passo, ne ha un bisogno tremendo, e i professori, giustamente lo stanno caricando di compito a casa e verifiche in classe per prepararlo bene al primo esame della sua vita, quello di terza media. Però a parte il fatto che è comunque decisamente impegnativo dare lezione anche per me, io lo faccio volentieri. Dopotutto è una cosa che si rivela utile pure per me stessa. Perché si ripassano concetti già appresi imparando cose ancora più moderne ed aggiornate e si coglie allo stesso tempo l’occasione per chiarirsi eventuali dubbi. É proprio vero, tutto quello che si sa non è mai sbagliato e serve sempre essere a conoscenza di un po’ di tutto nella vita.

Con Andrea mi trovo bene devo dire, la sua mamma mi dice che in classe è tremendo solitamente. Eppure io, anche se lo conosco poco o nulla, finora, posso invece descrivervelo come un ragazzino molto rispettoso, educato, timido, assai buono in fondo, un giovane sguardo sormontato da una particolare acconciatura battistiana di capelli biondicci, crespi e gonfi che ti osserva spesso silenzioso, sorridendo ogni tanto, con due grandi occhi scuri, espressivi e luminosi allo stesso tempo.

Lo vedo attento a prendere appunti in modo ordinato sul suo quaderno e interessato alle mie spiegazioni. Fa anche domande sulla lezione in corso talvolta, e questa mi sembra una cosa positiva, un ottimo inizio. Non è male, da quando è sotto il mio controllo si applica; forse ha solo bisogno di essere aiutato a parte, con pazienza da una persona che gli dia una mano, lo capisca e sia estranea alla scuola e anche alla sua famiglia. Ed è probabile che sia incoraggiante anche per lui non essere considerato un elemento negativo, cosa che forse lo ha sempre penalizzato sinora. Deve sentirsi seguito nello studio. Ed è ciò che cerco di fare io, al massimo delle mie possibilità.

Ma credo che anche lui si trovi bene con me. Vi dico che la sua mamma, già quando è venuta a prenderlo a casa mia dopo lo scorso giovedì il suo secondo giorno di “doposcuola” da me mi ha detto: “Sono sorpresa, mio figlio non è mai venuto a casa sorridendo per aver fatto tutti i compiti che fino alla settimana scorsa se poteva evitava in tutti i modi: Ieri sera sembrava contento, entusiasta e mi ha persino raccontato su cosa si svolgeva il suo compito. Non è mai successo questo." Incredibile!!!! Speriamo di continuare così. Andrea adora la musica, perché ho capito che questa è la gioia più grande della sua vita (così come posso confermare questo per me) e merita di riavere la sua chitarra, sono ben lieta di dargli una mano incoraggiandolo e dandogli fiducia. Perché so che ce la può fare e anche lui deve credere in sé stesso.

Gli ho fatto capire con dolcezza che la scuola richiede in ogni caso impegno, è importante, a prescindere da qualsiasi materia che non ti piace, su cui ci si deve applicare di più, un sacrificio che alla fine se ci metti impegno fai con soddisfazione perché sai che avrai risultati positivi. E gliel’ho fatto comprendere con due domande come queste. Gli ho parlato e gli ho detto con dolcezza così: “Senti Andrea, ragioniamo un attimo. Dici che non ti piace studiare e che la musica è la tua vita e posso capirlo. Ma come farai a scrivere per esempio il testo di una canzone quando qualcosa o qualcuno ti ispirerà e magari avrai voglia di esprimere e comporre musica con la tua chitarra, se, tanto per dire non potenzi prima di tutto bene l’uso della lingua italiana o straniera a questo scopo. Se non sai innanzitutto come esprimere un’idea in maniera corretta e convincente, così che tu possa arrivare immediatamente a dare emozione al cuore della gente che ti ascolta? E se un domani dovessi diventare ricco e famoso (cosa che ti auguro) dovrai di sicuro essere in grado di rispondere correttamente, in modo pertinente a un’intervista che i giornalisti potrebbero indubbiamente porti in merito a quello che fai, alla tua musica, al tipo di persona che sei nella vita no?!!!!!". Credo che queste parole lo abbiano confortato convinto e aiutato a riflettere definitivamente e ad impegnarsi seriamente sul problema scuola, perché subito dopo che ho detto così mi ha guardato stupefatto, con la bocca aperta. Del resto se voglio che studi bisogna anche motivarlo seriamente, dargli un obiettivo in base a quello che maggiormente apprezza, questo ragazzo, per convincerlo a studiare seriamente, no? Voi cosa dite?

É ancora presto per dirlo, ma vi garantisco che secondo me questo mio ragionamento è stato importante. Già si vedono i primi cambiamenti, vedremo come procede prossimamente.

Ciao ragazzi, vi saluto caramente. Meno male che ho avuto tempo di scrivervi almeno oggi perché sono veramente occupatissima, do lezione anche il sabato pomeriggio e ho avuto a malapena il tempo di farti gli auguri per il tuo onomastico Diego, sperando sia stato il più bello che tu abbia mai vissuto. Un appuntamento a cui non avrei mai mancato per nulla al mondo.

Non so se durante la prossima settimana vi scriverò tenerezze, perché sarà ancora più intensa densa di appuntamenti tra lavoro e lezioni. E se questa settimana il tempo è stato pochissimo, a partire dalla settimana ventura il tempo che potrò dedicare al blog sarà di sicuro ancora meno. Ma non vi dovete allarmare ciò non significa che nonostante i seri impegni presi da parte mia io non pensi a voi, che abbia esaurito i milioni di idee o cose che ancora in serbo da raccontarvi nella mia pagina. Non vuol dire che non ritrovi comunque la vostra musica in ogni mio momento di vita. Tantomeno che vi abbia “spodestato” dal mio cuore. No eh, questo mai!

Un abbraccio bianche tortorine canterine statemi bene, vi saluto! Mi raccomando, siate carichi e “tenete botta” (espressione tipica reggiana che dice spesso Luciano Ligabue, mio conterraneo, il famoso rocker di Correggio) e avanti tutta che il rientro in patria per voi non è lontano!

A presto, vi voglio bene.

Elena

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