martedì 11 gennaio 2011

Cari Luca e Diego,

finalmente ieri sera dopo le 18,30 sono riuscita a seguire la trasmissione presso cui siete stati ospiti, in onda sulle frequenze del canale “TV 2000” che sul mio televisore si trova al nr. 28 del DTT.

Mi sono piaciute molto sia le vostre esibizioni, sia la la breve intervista che vi è stata rivolta durante la messa in onda della trasmissione. Ho trovato molto gradevoli le vostre risposte, ricche di semplice tenerezza e trasparente sincerità. Risposte per nulla costruite. Perché (mi rivolgo a chi mi legge e non vi ha mai incontrato) posso garantirlo, i Sonohra quando conversano con te sono proprio così. Persone schiette, gentilissime, ragazzi educati, semplici, simpatici.

Ho trovato decisamente interessante anche l’argomento conduttore della puntata, cioè l’adolescenza vissuta da giovani d’oggi analizzata brevemente sotto vari aspetti. Nell’ascoltare quanto si diceva mentre voi eravate seduti in studio a presenziare, non ho potuto non pensare io stessa immediatamente ai miei ricordi ormai lontani di ragazzina adolescente.

Tutto quanto è stato detto ieri alla vostra presenza mi ha personalmente riportato con la mente al periodo in cui io stessa ho effettivamente vissuto questa fase particolare della nostra vita. Grosso modo, per quel che mi riguarda a partire dal 1989. Ho ascoltato con vivo interesse chi lamentava il fatto della mancata comunicazione tra figli e genitori. Nella mia famiglia per quanto mi riguarda infatti il dialogo c’è invece sempre stato e continua ad esserci tuttora, costantemente con grande soddisfazione. Mi piace condividere molti aspetti della mia vita con i miei genitori. Sono sempre stata abituata a farlo e ne sono felice. Mi piace rendere partecipi i miei genitori su quanto mi accade e non vedo perché non dovrei farlo o cercare di evitarli. I genitori sono sempre stati (e rimangono tuttora) il punto di riferimento basilare per me e mia sorella, che siamo le loro figlie. Io poi ho sempre trovato importantissimo l’aspetto del dialogo con loro, che assume grande rilevanza secondo me anche nell’età adulta.

E anche se è vero che molto spesso anche nel mio nucleo famigliare si hanno pareri differenti e discordanti da persona a persona su diversi argomenti che ci accadono, io ho sempre tratto vantaggio dal confidare ai miei quasi tutto quanto fa parte della mia vita, nella gioia e nel dolore. Mi piace comunicare, ascoltare, e soprattutto ricevere spesso saggi consigli da loro anche in caso questi vadano contro le mie aspettative. Ho imparato che a volte fa bene anche sentirsi dare delle proibizioni. I no, si sa fanno dapprima male, molto male. Ma poi ci rifletti e capisci, che la parola no pronunciata da mamma o papà ha comunque i suoi lati positivi. Perché so che i consigli che ci danno i genitori sono suggerimenti dati a fin di bene, tesi a cercare di vivere al meglio l’esistenza. Questo è tutto quanto io ho potuto imparare stando a contatto con loro quasi sempre, sin da quando ero bambina.

C’è un proverbio, in voga sul reggiano, che secondo me è terribilmente vero e non ha bisogno di spiegazioni dice: «Un genitore è genitore sempre, fin quando scampa.»

La cosa che poi mi ha maggiormente colpito è stata però la parte di trasmissione in cui si parlava dell’uso anche accidentale di droghe. Ho ascoltato con interesse la storia di quella ragazza che a causa di una bravata tra amici a causa dell’uso di una pasticca per curiosità ha poi portato gravi problemi di salute che le segneranno la vita per sempre.

Quando ho ascoltato la sua esperienza, sapete, nel mio cervello s’è fatto strada pure uno spiacevole ma utilissimo ricordo a cui ho pensato ieri provando un brivido di paura lungo la schiena, un ricordo legato a uno spot televisivo che trasmettevano proprio nel periodo in cui io mi affacciavo all’adolescenza.

Lo so erano altri tempi quelli in cui io sono stata giovane adolescente, però mi ricordo che in concomitanza con la messa in onda di questi spot terribili ho sentito di molti ragazzi giovani morti per droga pasticche od overdose, anche a Reggiolo, sentivo sempre parlare anche di tossicodipendenza, avevo ben capito che droga – tossicodipendenza – aids – erano cose strettamente legate tra loro in qualche modo, che significavano in ogni caso un grave attentato al meraviglioso dono della vita. Queste cose succedevano (e accadono ancora oggi sfortunatamente) semplicemente perché i giovani non sono contenti di ciò che hanno e cercano di fare di tutto per provare lo “sballo” a tutti i costi. Ma poi ne pagano le conseguenze. Amaramente anche, come si è visto.

Sono portata a credere che la ragazza che ha parlato ieri sera delle pasticche se avesse visto questa pubblicità, come è accaduto a me che vent’anni fa ho avuto la “fortuna” di avercela per anni martellata in testa continuamente, a tutte le ore, trasmessa ovunque su tutti i canali, probabilmente non avrebbe neanche lontanamente avuto la benché minima curiosità di provare a impasticcarsi, ve lo dico io.

Quella che i ragazzi della mia età di allora e anche i più grandi hanno visto spessissimo in quegli anni è secondo me la pubblicità progresso contro la diffusione delle droghe più efficace che ci sia mai stata. É lo spot più brutto in assoluto che io abbia mai visto. Semplicemente terrificante. Questo:

Ragazzi miei credo voi non possiate ricordare questa pubblicità per naturali questioni di età.

Era il 1989 e io avevo da poco compiuto 10 anni. Da una parte siete fortunati, lasciatevelo dire, perché non avete sicuramente vissuto il trauma vero e proprio che dava a molti (me compresa) questa musica elettronica di sottofondo minacciosa ed ossessiva che trovavo semplicemente agghiacciante e che ogni volta che la pubblicità veniva trasmessa mi vedeva costretta a cambiare stanza fuggendo terrorizzata lontana dal televisore per alcuni secondi. Quanti incubi di notte mi scatenava quella famigerata “linea viola” che si materializzava con aria di sofferenza e morte sicura attorno alle persone. Io dormendo sognavo di notte che questa retta implacabile volesse strozzare pure me, vi giuro pareva volesse impadronirsi senza pietà della mia povera personcina, temevo volesse farmi morire! Che terrore!! E poi queste immagini in bianco e nero, piene di situazioni ad alto rischio di contagio non erano certo così rilassanti nemmeno per un bambino. Fanno paura anche oggi che sono adulta.

Ma tutto questo ha fatto comunque bene perché poi negli anni sono cresciuta come adolescente responsabile ben consapevole di quello che poteva capitarmi anche con le persone che a prima vista pensavo insospettabili e mi sono fatta grande rimanendo lontana anni luce dai rischi di questo tipo. Il ricordo di questo spot mi ha sempre e sempre seguito e io oggi ringrazio di cuore questa musica orrenda e la poco simpatica ma in fin dei conti utile linea viola.

Cosa facessero effettivamente le droghe e l’AIDS l’ho capito meglio qualche anno dopo quando sono andata alle superiori. Però, facendomi paura nel vero senso della parola questo spot era comunque riuscito nel suo primario intento, anche se non ero ancora ben consapevole di cosa fosse l’AIDS a soli 10 anni. Lo scopo era quello di mettere in guardia, spaventare ma farlo seriamente a giusti e corretti fini educativi.

Grazie a questo spot, trasmesso anche in versioni simili a questa che ho sempre ritenuto importante, cari Luca e Diego io ho sentito per la prima volta nominare pubblicamente e senza tanti mezzi termini una parola sino ad allora per me del tutto nuova, “preservativo”.

Pensate che tra l’altro l’ho rivisto dopo anni una sera questo spot qualche tempo fa e ho avuto la malaugurata idea di riguardarlo di notte pure. Non ci ho dormito 2 giorni interi perché mi sembrava sempre di risentire sempre questo martellante ripetersi di quella nota maledetta proveniente dalla mia prima adolescenza.

E

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