giovedì 11 novembre 2010

Quest’oggi è stata una buona giornata. Infatti, nel tempo libero, solitamente il pomeriggio quando non lavoro, ho ricominciato a dare lezioni private.

Ora ho il compito di seguire un nuovo e timidissimo maschietto, un ragazzino di seconda media che si chiama anche lui Andrea, come lo studente che avevo l’anno scorso, ma è più giovane. É buono ed educato, silenziosissimo ed estremamente obbediente; al momento Andrea parla solo quando e se è interrogato. Visto fisicamente sembra quasi un bimbo delle elementari, fa tenerezza. Presenta evidenti difficoltà generali con la lingua inglese ed ha grosse lacune per questa materia sin dallo scorso anno, ma ho già capito che ha voglia di recuperare le sue insufficienze.

Per fortuna quest’anno ho di bello che non dovrò impiegare pomeriggi interi a mia volta china sui libri come nel caso dell’anno scorso col ragazzo che suonava la chitarra (e andava seguito in tutte le materie) perché questo ragazzino ha in effetti bisogno di aiuto solo in inglese e in un paio d’ore al pomeriggio, io me la cavo.

La mia prima lezione col nuovo ragazzino, quella in programma oggi appunto, è andata bene, però mi ci vorrà qualche tempo per conoscere meglio il mio nuovo alunno, lo trovo una personcina timida e quasi paurosa. Capirà presto che io non sono l’insegnante di cui avere timore ma di cui fidarsi per imparare benone.

Sai Diego, mi è quasi sembrato di immaginare di vedere proprio te in lui. Te quando eri piccolo e volente o nolente studiavi. Chissà che ricordi hai della tua carriera scolastica ormai lontana, me lo sto chiedendo curiosa. Da quello che mi è parso di capire non sono troppo entusiastici o sbaglio?

Tanto per incoraggiare il nuovo piccolo, dolcissimo studente Andrea gli ho detto, sfoggiando un convincente sorriso, che se la prossima estate riesco davvero ad andare in Inghilterra così come mi è stato prospettato, lo porto con me, a patto però che si impegni e si metta a studiare l’inglese come si deve. Altrimenti nisba!!!!

Cosa dite tesori, ce la farò ad aiutare efficacemente questo ennesimo ragazzino, così piccolo che pare un pulcino nato da poco e che è in difficoltà con le lingue straniere, per fargli recuperare un ottimo rapporto con la mia amatissima lingua anglosassone? Speriamo, io ce la metterò tutta, sono ben cosciente di quello che so fare e che l’inglese per me non ha più segreti da un pezzo.

Però è normale porsi queste dubbiose domande dopotutto, dare lezione significa anche aiutare una persona che fino a tre giorni fa non hai mai neanche visto nonostante abiti nel tuo paese e fargli capire nel giro di due minuti che di te si deve fidare, che lo aiuterai a studiare per tutto l’anno scolastico e sarai una sicurezza per lui, una fonte di riferimento nello studio. Mica facile…

Anche con Andrea il chitarrista mi ponevo questi interrogativi un anno fa. E sapete bene come è andata poi alla fine, anche perché tra me e lui è rimasta adesso una solida amicizia e siamo in regolare contatto pure ora che il chitarrista è andato alle superiori. Ma ogni bimbo è un caso a sé. E io chissà perché ho sempre paura di non essere un’insegnante all’altezza delle mie aspettative. Chissà. Speriamo vada tutto bene anche con questo bimbo!!! Ci terrei!

Bacioni. Vi abbraccio forte.

E

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