sabato 5 settembre 2009

Buongiorno boys,

come andiamo lì da voi? E sento Diego che accordando una chitarra dice: “Alla grande grazie, te?” Io carissimo ti dico che stamattina mi sono improvvisamente ritrovata sulla macchina del tempo con una gran voglia di rock storico ancora una volta; sai, non ti nascondo che è sempre un piacere per me poter tornare al passato con i mezzi attuali a nostra disposizione per vivere meglio il presente attendendo allo stesso tempo fiduciosa il futuro….

Già l’avevo scritto un paio di giorni fa che vi volevo “un muro” di bene no? Ecco, oggi sarà svelato l’arcano e il perché ho utilizzato questo tipo di complimento deicsamente insolito l’altro giorno.

Mi pare di vedere adesso i vostri volti sorpresi e sorridenti, mentre in coro mi dite. “I Pink Floyd eh? Accidenti. Nientepopodimeno che…” Vi capisco, ma sapete ragazzi era tanto che volevo parlarvi anche di loro, nella fattispecie con questo album che mi è da sempre molto caro, The Wall. Non nascondo che mi piacerebbe un sacco sapere cosa pensate voi che siete esperti del campo, avete altrettanto fatto della musica la vostra esistenza, il vostro lavoro ma siete più giovani di me. Chissà cosa ne pensate in merito a questo monumentale pezzo di storia del rock.

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Vi avevo detto tempo fa (e confermo tuttora) che il disco più bello in assoluto che io abbia mai ascoltato è quello di debutto dei Duran Duran che risale al 1981. Volendo proseguire questa classifica posso dire che in seconda posizione si piazza doverosamente questo album dei Pink Floyd. The Wall!

Conoscendo il mio carattere e la mia indole personale vi sembrerà quasi strano che io scriva che questo mitico album dalle risapute tematiche cupe conquisti la seconda posizione sul podio personale delle mie emozioni internazionali in musica. Ma è veramente così, e questo non cambia nulla del mio carattere tenero e romantico.

Apprezzo particolarmente l’atmosfera oscura e stranissima di questo fondamentale doppio LP entrato nella storia grazie al film che uscì nel 1980 e al videoclip che vedete più sopra. La trama della pellicola è questa.

In una stanza d'albergo, a Los Angeles, Pink, rockstar famosa ma con problemi di droga, rivive, grazie ad un film di guerra, i momenti più significativi della sua tragica esistenza: il padre morto in guerra quando lui era ancora in fasce, il crudele maestro di scuola, la madre iperprotettiva (riferimento a Syd Barret, ex componente, da poco scomparso del gruppo inglese) la moglie infedele e le stupide groupies che darebbero l'anima per stare con lui. Tutti questi avvenimenti non hanno fatto altro che erigere intorno a Pink un muro psicologico che lo protegge dalle altre persone, ma che col passare del tempo lo soffoca. Pink, dopo aver portato con sé in albergo una groupie e aver distrutto la sua stanza, pone l'ultimo mattone nel muro, chiudendosi del tutto nella sua follia. Le persone che organizzano il suo tour lo trovano in condizioni disumane, e dopo averlo rimesso in sesto lo trascinano ad un concerto che sembra una parata nazista. Qui Pink marcia, seguito da agguerriti skinheads, sulle altre persone, raggiungendo il culmine della pazzia; poi, stanco di questa allucinante situazione, si autosottopone ad un processo in cui tutti i personaggi significativi della sua vita, rappresentati come grottesche creature, lo accusano delle sue infamie. Alla fine il Giudice Verme impone a Pink di distruggere il muro, riesponendolo così al mondo reale.

Ragazzi, a questo punto vorrei fare a voi una domanda: Se vi dico la parola muro quali sono le prime parole che vi vengono in mente? Penso mi rispondereste dopo aver alzato un attimo gli occhi al cielo: “Casa, protezione, calore, sicurezza”. E tutto questo è più che vero.

Diciamo che però io personalmente (al di là del messaggio Floydiano in sé) in rapporto alla mia esistenza con tutto ciò che mi trovo a vivere, ho più volte accostato questa cosa fatta di mattoni sovrapposti a un impedimento che mi sovrasta, qualcosa di simbolico che è di ostacolo alla realizzazione dei miei sogni. Io sono assai affezionata e legata interiormente alla figura del “muro” presentata dai Pink Floyd, senza contare che questo disco uscì tra l’altro nel mio stesso anno di nascita. Il mio amore generale per la loro musica deriva poi dal fatto che piacevano molto a mio papà. Poi ricordo bene quel video a cartoni animati che mi riporta ogni volta alla mia primissima infanzia. Sono passati tanti anni, eh sì.

All in all it was all just the bricks in the wall

Tutto sommato è solo un altro mattone sul muro

Nella figura del “muro” e nella spettacolare atmosfera musicale di tutto questo doppio disco, più di ogni altra cosa, crescendo, con gli anni io ho personalmente imparato a riconoscere ed apprezzare anche la mia voglia di superare positivamente gli ostacoli che si presentano lungo la mia esistenza. A non arrendermi subito, davanti alla prima difficoltà che si materializza ma a cercare energicamente di dire quanto prima: “supererò questo ostacolo, magari ci vorrà del tempo ma ce la farò.”

E non nascondo che da un po’ di tempo anche in questo caso mi piace vedere proprio voi “Luca e Diego”, come validi aiutanti, protagonisti al mio fianco di quella importante partita che sono chiamata a giocare in ogni singolo istante e che si chiama vita.

Posso dire che ricollegandomi al video di The Wall, se il mio compito sarà quello di abbattere questo simbolico, alto muro che i Pink Floyd hanno reso celebre in musica, e che idealmente gli eventi della vita mi hanno costruito attorno, dopo aver conosciuto voi posso dire di aver trovato un paio di solidissimi “martelli”, strumenti che mi sono molto utili per cominciare a sgretolare questa simbolica parete. Magari ci vuole del tempo per farlo crollare definitivamemente questo soffocante muro, però, da quando vi ho conosciuto molto nella mia vita è cambiato, in positivo in tal senso e questo lo sapete.

Il muro c’è sempre attorno a me, ma grazie a voi e alla vostra musica qualche mattone è crollato polverizzandosi e abbassandolo inesorabilmente. Per merito vostro, questa parete bianca e compatta di mattoni lascia ora intravedere alcuni squarci di potentissima luce che emanano un dolce profumo di libertà.

Non sono impazzita. Non so se pensando al disco dei Pink Floyd siete in grado di comprendere quello che ho voluto dire il paragone che ho scelto di adoperare oggi pensando a voi, e con esso, tutto quello che vi ho da poco scritto sulla mia pagina.

Non è facile nemmeno per me esporre il mio punto di vista, talvolta ma dato che presumo conosciate bene questo disco non vi sarà difficile capire perché ho cercato di spiegare bene cosa intendo. E spero di esserci riuscita.

Un abbraccio, ragazzi, vi voglio bene, sempre! A prestissimo!!!

La vostra affezionatissima

Elena

When we grew up and went to school
There were certain teachers who would
Hurt the children any way they could
By pouring their derision
Upon anything we did
And exposing every weakness
However carefully hidden by the kids

Quando crescemmo e andammo a scuola
C'erano certi insegnanti che volevano
ferire i ragazzi in ogni maniera possibile
Coprendo di ridicolo
Ogni cosa che facevano
E rendendo pubblica ogni debolezza,
sebbene opportunamente celata dai ragazzi..

PINK FLOYD - The Happiest Days Of Our Lives - 1979

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