lunedì 5 ottobre 2009

“…Si sente ancora drin drin, ho perso il mio cagnolin poverin
Chi lo troverà in premio avrà tre paste, un gelato, e un babà…

…Pronto sono un ufo, del mio disco stufo, con uno dei Beatles lo vorrei cambiare…”

Cari Luca e Diego,

a dir la verità, vi do ragione, comprendo in pieno quei visetti stupiti dalle mie prime parole di oggi. Forse avrei potuto cominciare il mio post in maniera completamente diversa. Perdonatemi ragazzi, è stato più forte di me e non ho trovato di meglio, anzi questi divertenti versi secondo me stanno a pennello. Perché fanno parte di una sigla che non scorderò mai e solo a riprodurne le parole sulla mia tastiera mi commuovo perché vorrei tornare indietro e rivivere spensieratamente e tutto d’un fiato quelle care serate davanti alla TV.

Già, perché mi trovo a pensarvi e a frugare ancora una volta (anche per merito vostro) a più non posso nel mio polveroso ma assai vivido “forziere dei ricordi”. Che bello!

Dunque… Da dove cominciamo?

Luca: “Da quello che tutti vorrebbero sapere da te adesso naturalmente. Non dovevi parlare del monumento simbolo di Londra? Scrivi allora, vogliamo riposarci e stiamo aspettando di leggere con una certa impazienza….

Infatti, Luca se attendi ancora un secondo ci arrivo subito.

Guarda, tanto per rimanere in tema adesso mi sono anche messa al polso sinistro l’orologio che ho ricevuto a Natale l’anno scorso e poco importa che non debba uscire al momento, visto che di solito lo metto solo quando vado fuori in determinate occasioni. Direi che ci sta bene, è azzeccatissimo con l’argomento di oggi, visto che ha il quadrante e le lancette dell’orologio che sono del tutto uguali a quello del mastodontico ed amatissimo orologio inglese oggetto della mia odierna discussione. Se all’epoca di cui sto per dirvi avessi saputo di poter possedere un orologio così sarei diventata immediatamente matta, veramente, data la mia in quel periodo nascente simpatia per la “Clock Tower”.

Vedete ragazzi, sono straconvinta che all’origine di ogni esistente e bruciante passione individuale che si rispetti, per ognuno di noi, ci sia sempre un evento iniziale che ti rimane impresso per un qualsiasi motivo, un episodio scatenante che da inconsapevolmente il via a qualcosa di piacevolmente “devastante” che col passare del tempo arriva a modificare (in certi casi completamente ed in meglio) la tua stessa ed intera vita e sono sicura che voi concorderete con ciò che ho appena scritto, pensando al vostro vincolo innato con la musica. O perlomeno questo è proprio quello che è capitato a me col Regno Unito per colpa in parte anche di una trasmissione TV. Italianissima.

Cosa e quando ha dunque generato in origine la mia personalissima, profonda ed incredibile passione per l’inglese, la sua musica, la sua storia, le tradizioni e la Gran Bretagna in generale? Penso conosciate già la risposta perché ve l’ho suggerita proprio io negli scorsi post. É stato proprio lui , il Big Ben. Ma che questo orologio, che aveva colpito così tanto la mia piccola mente nell’infanzia esistesse davvero e che si trovasse proprio in quella che avrei anni dopo considerato a ragione la nazione più bella del mondo, lo avrei confermato crescendo e studiando, solo alcuni anni più tardi.

Qualcuno potrà anche sorridere leggendo quello che adesso sto per confessare, però lo devo dire. Non c’è nulla di male. Ciò che sto per narrare ha luogo infatti nella mia infanzia (avrò avuto due anni e mezzo, tre a dir tanto) ed è semplicemente la pura verità.

Il mio sodalizio con il Big Ben e di conseguenza la Gran Bretagna e tutto quanto la riguarda ha definitivo inizio tra il 1981 e l’anno seguente, poiché sulla Rai, in quegli anni (già a partire dal 1977) veniva trasmessa una indimenticata trasmissione di successo che mi piaceva da matti guardare e che era condotta da un presentatore rimasto nel cuore di tutti principalmente per i suoi modi gentili e garbati, il suo viso sorridente, la sua colta semplicità, il suo carattere sempre posato e squisitamente bonario. Ma che è ricordato purtroppo anche per la triste vicenda giudiziaria in cui fu coinvolto e che ha di sicuro accorciato di molto la sua esistenza secondo me.

Questo presentatore si chiamava Enzo Tortora e la trasmissione di cui era al timone era “Portobello”. Voi non lo potete ricordare forse, ma io si, abbastanza bene perché lo guardavo sempre quando ero piccolina.

Cuore della scenografia di questo studio televisivo era appunto la riproduzione fedele della sagoma colorata (ma che materiale era secondo voi? Gesso o cartone? Chissà, è un mistero che dura ancora oggi, se qualcuno lo sa parli e mi faccia sapere, grazie) di una torre con l’orologio sull’esatto modello di quella originale londinese, che forse era un po’ la protagonista anche di questo storico e bizzarro programma televisivo e si chiamava infatti anche lei “Big Ben”.

Purtroppo non esistono in rete immagini o foto del Big Ben che dico io e che faceva parte della scenografia di Portobello, non sono riuscita a trovarne nonostante la mia buona volontà di ricerca; posso solo affidare qui ai miei buoni e cari ricordi di bimba la sua descrizione. Ma chi ha anche solo qualche anno in più di me sa di cosa parlo e che non sto raccontando bugie.

Quello che ricordo bene era anche che alla fine della trasmissione Enzo Tortora si piazzava davanti a questo orologio che era comunque strano nella sua mitica forma a torre che io trovavo sensazionale anche perché aveva entrambe le lancette in continuo movimento, più veloce di un orologio normale. Tortora, dicevo, andando vicino all'orologio e verso il centro dello studio, annunciava sempre solennemente questa frase che tanto amavo ed è rimasta più o meno anche oggi come un modo di dire: “Il Big Ben ha detto stop”, il che stava ad indicare la fine della trasmissione e conseguentemente di tutte le contrattazioni e i contatti in corso in quella puntata.

Portobello, cari ragazzi era una bellissima trasmissione simpatica da vedere anche per i bimbi quale ero io all'epoca. Ve la posso brevemente descrivere come un bizzarro e colorato contenitore televisivo serale incentrato principalmente sull’idea di un mercatino settimanale (a cui si deve il nome Portobello che richiama il famoso mercato di Londra) in cui i partecipanti potevano vendere, proporre o cercare un po’ di tutto. Oggetti, idee o quant’altro e farsi conoscere e contattare dal pubblico da casa attraverso telefonate in diretta. Attorno a questo, venivano proposte da Enzo alcune rubriche interessanti e spassose, come Fiori d’arancio o Dove sei in cui venivano fatte richieste matrimoniali o ricerche di persone di cui si erano persi i contatti. Questa trasmissione è non a caso considerata “la madre” di molte trasmissioni odierne.

Oltre al “Big Ben” in questo programma partecipava pure un bel pappagallo con lo stesso nome della trasmissione, ed una delle parti di cui si componeva il programma prevedeva di volta in volta la possibilità di tentare di far dire al pappagallo il suo nome, Portobello. L’impresa, per molto tempo apparentemente impossibile, venne però compiuta per la prima volta all’inizio del 1982 dall’ anziana ma famosa attrice Paola Borboni, che tentò di far parlare il pappagallo per riuscire a ottenere i soldi necessari a sovvenzionare una operazione di chirurgia plastica per un bimbo ustionato sul viso.

Insomma, stavo pensando che se oggi insegno inglese da anni ai ragazzini e sono sempre stata eccellente in questa materia, o ancora se un domani io dovessi veramente arrivare lì dove ora siete voi per suonare, a Londra, e riuscirò finalmente ad avverare il cocente desiderio di vedere prima di tutto il Big Ben, così imponente e maestoso, lo dovrò indubbiamente anche ad Enzo Tortora, a quel pezzo di scenografia parte integrante del suo programma più famoso di allora che vi ho accennato volentieri e che non dimenticherò mai. Ricorderò il suo sorriso buono, il suo mitico annuncio di fine trasmissione che mi faceva sperare sempre che una settimana passasse alla svelta per vedere ancora una volta il Big Ben e Portobello, il pappagallo che non voleva parlare. Enzo Tortora, una cara persona mancata troppo presto ed infelicemente a cui non potrò non rivolgere un saluto con una punta di nostalgia ed immensa riconoscenza una volta che sarò io stessa davanti alla famosa Torre Dell’Orologio di Londra.

Per il momento in attesa di vivere di persona quel giorno mi piace pensare che siate usciti di colpo correndo e che vi siate diretti davanti al Big Ben. Che mi pensiate un attimo sentendo il vostro cuore traboccare di improvvisa gioia in attesa di udire lo scatto dell’ora con quel suono di campana dalla melodia che precede i rintocchi dell’orario, che ormai è coonosciuto in tutto il mondo. E che magari puntiate anche, sorridendo, entrambi, giusto allo scoccare dell’ora, tutti e due nello stesso momento un dito impaziente ed incredulo verso quell’enorme campanile che non conosce tempo e chissà quanta altra storia avrà ancora da raccontare negli anni a venire. Fantastico!!!!!!

Un abbraccio ragazzi!!!! Vi voglio bene!!! A presto!!!!!

Elena

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