lunedì 12 aprile 2010

Domanda rivoltami dal 99% dei colleghi di lavoro stamattina al mio rientro in ufficio:

"Elena hai visto ieri i Sonohra? Erano da Baudo! Ti abbiamo pensato. Ci fa piacere saperti felice!!!"

Risposta della sottoscritta:

"Maccerto, Luca e Diego sono il meglio che c'è sulla piazza! Che carini, grazie! E dove volete che fossi se non impalata davanti alla TV?"

.....Che gentili che sono stati i miei colleghi!!!!!! Ma naturalmente mica dico ai 4 venti tutto quello che mi succede! Un po di privacy no? Io sono gelosa delle mie emozioni di solito! E ho lasciato cadere la conversazione. Però è stato forte....

Hey Forsizie!

Buon inizio settimana!!!! Come andiamo? Stanchi ma felici, mi piace pensare.

Ahhhhhh (sospirone di sollievo...) uhhhh, meno male! Meno male che ho finalmente la possibilità di scrivervi ancora! Ci tenevo a farlo per l'ennesima volta, con una certa impazienza!

Vorrei che questo sito diventasse un racconto quotidiano che possa restituirvi tra altre cose un ritratto abbastanza fedele di me stessa, sto cercando di fare l'impossibile! E il bello è che sono quasi due anni che vado avanti, direi che faccio del mio meglio! E a proposito di questo, la vostra comparsata da Baudo mi da nuova strabiliante opportunità di farvi avere il mio parere su un concetto che reputo abbastanza importante! Ottimo spunto! Ma andiamo con ordine.

Che vi dicevo ieri? Pippo, vi vuole bene, non ne avevo dubbi, e mi pare che guardandovi questo sia stato evidente, lo avrebbe compreso anche un neonato. Mi ha fatto immenso piacere a cui unisco la mia più sentita ammirazione. Siete musicalmente dei grandi, semplicemente ineccepibili e non ho detto nulla.

Sapete cuoricini, dopo la vostra ennesima presenza a "Domenica In" ho potuto riflettere ulteriormente e comprendere che la cosa "strana" per me al momento non è tanto il fatto di incontrarvi o riuscire a parlarvi di persona tutte le volte che il destino mi offre questa possibilità. Ciò che mi sorprende in sostanza è il vedervi lì in TV. Quando magari dovrebbe essere in teoria, proprio la cosa contraria a destare maggior meraviglia. Per me no.

Sono così abituata adesso a riuscire ad instaurare un dialogo di persona regolarmente tra noi nel vero senso della parola, che quasi mi fa impressione poter dire o anche solo pensare quando vi vedo in TV: "Ma pensa che Luca e Diego li conosco, tra noi c'è dialogo, una forma di importante comunicazione, un proficuo scambio di idee son proprio loro accidenti, pensa un po' te, la vita come è strana a volte". Parlarvi di persona e sapervi anche in TV, proprio lì in quella amata ed odiata scatola dove il più delle volte le persone che vi prendono parte per i più svariati motivi rischiano di risultare false, costruite, artefatte, lontanissime da ciò che sono veramente mi sa così piacevolmente strano.

E mi chiedo cosa possa aver fatto per meritare questo onore, quello di instaurare nel tempo un progressivo, concreto e proficuo dialogo tra me e voi, quello che molto spesso manca quasi del tutto anche e soprattutto tra coloro che si definiscono in teoria gli "affetti più cari" o la gente comune che si conosce anche solo in paese insomma. Mah!

Parlando con una conoscente, poco tempo fa ci sono rimasta male da una parte, perché mi ha detto che voi non siete altro che un poster secondo il suo punto di vista. Ha proprio detto così. Un poster. Niente altro, dunque che un'enorme, fredda, insensibile fotografia di carta che può essere conservata per anni o strappata e gettata nel cestino, ridotta a mille pezzi, in pochi secondi. Carta da riciclare insomma. Questo mi ha fatto pensare.

Rispetto il suo parere, ma naturalmente non lo condivido. E ne ho tutte le ragioni specialmente dopo che ho conosciuto voi. Cose di cui vorrei parlare, che vorrei esporre qui, che hanno urgenza di essere espresse. Il ragionamento fatto dalla mia conoscente è giusto in fondo, e sarebbe molto bello se fosse vero. Ma non è così. Lei non tiene conto della mia situazione.

Chiariamoci. La parola "Poster" a casa mia corrisponde prima di tutto principalmente al titolo di una bellissima canzone di Claudio Baglioni che piaceva tanto alla mia mamma quando era ragazzina. Un motivo struggente che lascia tanta malinconia, ma che ogni tanto suono anche io, specialmente quando sono triste.

Ovviamente, a parte questo so che i soggetti ritratti sul cosiddetto poster sono comunque, a prescindere, persone in carne e ossa prima di tutto, individui comuni a qualunque altro essere che appartiene al genere umano. Se questi non si facessero fotografare, molto probabilmente non esisterebbero nemmeno queste "gigantografie" che Claudio Baglioni con la sua canzone ha reso famose dico bene? Si fa presto a generalizzare, è comodo additare una persona per il solo fatto del vostro lavoro, vi si definisce artisti, divi, gente di spettacolo, vi mettono tutti su una stessa barca, vi considerano tutti un fenomeno da baraccone, vi si etichetta, vuoi per gelosia, per discriminazione o chissà che altro.

Io sono portata a reagire e pensarla diversamente. Io cerco di andare oltre. La situazione personale che mi trovo quotidianamente ad affrontare mi ha insegnato che quando ho una persona davanti io cerco di rendermi conto che questa vive, ragiona e ha pensieri e sentimenti ben definiti, al di là del fatto che questa venga definita "famosa" o meno.

Con voi ho avuto la concreta testimonianza che oltre alla professione, ai soldi, al conto in banca, al di là di tutto, l'artista è anche di per sé prima di tutto una persona comune, nel vostro caso un giovane individuo come sono stata anche io, che talvolta condivide piacevolmente con altri un po' della sua normalissima esperienza di vita e lo fa con la musica oppure in un tranquillo dialogo che potrebbero farsi anche due semplici amici davanti a una pizza, insomma, una conversazione non sempre obbligatoriamente forzata e orientata a "invadere" con la tua curiosità la vita privata di chi ti parla. Qualcosa che va al di la dei rigidi schemi imposti dallo Star System. Io quando vi parlo non penso di parlare al divo, non vi vedo come divi ma mi rivolgo a due comunissime persone, conversando con semplicità, mi rivolgo alla persona vera e propria che sta davanti a me in quel momento. Non penso certo a "un poster" tanto per citare quello che diceva la mia conoscente. Nelle persone ci sta anche altro. Non so se mi sono spiegata, se ho fatto capire quello che penso e voglio dire, ma spero di si.

C'è chi troverà forse esagerato questo mio ragionamento però chi mi legge provi bene a mettersi nei miei panni. Io mi sono veramente resa conto parlando con Luca e Diego che è così. Mi piace parlare di più con loro, quanto succede, sempre disinteressatamente, sono sincera, piuttosto che magari con un mio parente anche stretto per esempio, che dovrebbe in teoria conoscerti bene esserti giustamente maggiormente accanto nella vita; se mi esprimo a questo modo esiste un perché. C'è infatti il rovescio della medaglia.

Cosa mi hanno sempre dato in concreto personalmente (famiglia esclusa, su quella posso SEMPRE contare costantemente, e per famiglia intendo mamma, papà, sorella) "gli affetti" in 30 anni di vita? Sono onesta, è presto detto. Sono tutta gente che in realtà manco ti saluta se passa per strada. O che magari mai si fa vedere, o ti telefona neanche per sapere come stai, non dico per venirti a trovare (scherziamo? Dio ce ne scampi! Non c'è tempo! Troppe cose da fare. Guai!), ben sapendo che è cosciente che non posso andare in giro da sola e che magari mi piacerebbe parlare liberamente e vedere più spesso le persone, che ho espresso più volte questo bisogno.

Posso anche chiedere io ma più di tanto non insisto perché dagli affetti di solito non c'è entusiasmo, e non pretendo che a organizzare siano sempre gli altri, non sarebbe giusto. Ma iniziative di questo tipo che arrivino da parte loro, nisba, mai, mai una sacrosanta volta siamo matti? Eppure "gli affetti", sanno bene la situazione in cui sono. Ma niente. Zero meno meno.

Ragazzi, vi definiranno pure un poster (no, non sono d'accordo) però io devo dirlo - e lo ripeto - mi fate più compagnia mi siete davvero sinceramente e maggiormente vicino voi affettivamente con la vostra musica e le nostre animate chiacchiere pre/post concerto o alle interviste quando ci si vede, quando correte spontaneamente di proposito a parlarmi, di tutti coloro che anche per me, come dicevo poc'anzi, potrebbero - dovrebbero - essere definiti "i veri affetti". Persone al di fuori della mia famiglia primaria (leggi per esempio amici, parenti stretti, cugini, conoscenti di paese....) tutte le persone che bene o male mi conoscono e nei miei confronti si dimostrano invece freddi, sfuggenti, distanti. E questo mi fa molto male, tanto male.

Non hanno mai, dico davvero, mai, mai tempo per un saluto, una parola di conforto specialmente nel momento del bisogno. Qualche semplice ora trascorsa insieme che farebbe molto bene non solo a me ma anche a loro. Del resto è sempre stato così per quello che riguarda me, (escluso il mio nucleo famigliare, lo ripeto) con gli altri affetti, in fondo. Sia che avessi bisogno o meno c'è sempre stata gran solidarietà, spirito di condivisione con me! Ragionano così. Se hai dei problemi sono tuoi. Te li tieni e ti arrangi, sappi che noi non possiamo aiutarti anzi, sei di troppo; basta che non coinvolgi me. Del resto che dice il proverbio? Parenti serpenti! Eccheccavolo! Non ha tutti i torti!!!

Che tristezza c'è nei rapporti umani, in prima fila quelli comuni tra le persone, quelle che dovrebbero essere davvero le più vicine ed importanti, quelle che dovrebbero essere le più legate a te. Sembra un'utopia ma sono sicura che questa mancanza di dialogo accade molto spesso, non solo nella mia ma in tutte le famiglie!!!!

Bacioni. Ora vi lascio. Concludo in fretta questa lettera e mi affretto a riporre il mio diario chiudendolo con l'ipotetico lucchetto, come facevo una volta. Sono stata contenta. Quello che dovevo dire l'ho detto tutto anche oggi. Molto bene. Mi sono sfogata. E mi sento meglio. Molto meglio. A prestissimo. Vi voglio bene!!!!

E



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