sabato 13 marzo 2010

«Oh mon Dieu, mon Dieu de la France, donne moi beaucoup d’espérance,

Mon Dieu, mon Dieu de l’Italie, donne moi un bon mari.»

Roselline di Francia,

buondì. Come state fratellini, tenere anime veronesi? Proprio oggi mi viene naturale cominciare così la mia lettera per voi. Sapete, ancora sonnecchiavo accucciata sotto le coperte stamattina presto quando un forte profumo di rose di Francia venuto da chissà dove ha iniziato a solleticare delicatamente le mie narici. Poi ho aperto gli occhi e stringendo un attimo a me il vostro cuscino mi sono resa conto che la gradevole essenza che percepivo non era altro che il segno della vostra presenza che si fa di nuovo molto vicina a me.

E se penso al ricordo di questa essenza a me molto caro, (che proprio al momento riconduce festosamente la mia mente a voi) non posso allo stesso tempo non pensare con nostalgia anche alla bella frase che apre il post di oggi nella lingua d’oltralpe che soleva ripetermi spesso la mia indimenticata profe di Educazione Artistica che avevo alle Medie, la Signora Perinotto, e mi sembra di rivederla mentre, durante le sue lezioni recitava questa specie di romantico augurio francese con stampato in volto un caloroso sorriso.

Ragazzi, proprio ieri vi scrivevo di aver compreso che non conviene pensare troppo al proprio futuro concentrandosi a vivere meglio, invece il presente. Ma non ero ancora consapevole di una cosa importante che mi è capitato di apprendere proprio ieri sera sempre grazie a voi. Anche la semplice parola “domani” intesa come giorno seguente all’”oggi” scrive inevitabilmente un pezzo di quello che diventa il nostro futuro. Mi sono resa conto che non è necessario includere nel vocabolo “futuro” un termine medio-lungo di tempo che comprenda per forza parecchi anni. Anche il semplice domani, se ci pensate bene, quando diventa “oggi” porta con sé novità che possono rivelarsi decisive e sono tutte da vivere.

E proprio di questo è stata ieri prova definitiva, dopo cena, l’aver ricevuto la telefonata della mia cara amica Simona che mi annunciava la vostra intervista di martedì a Radio Bruno, nonché inoltre la vostra “data zero” che terrete dopo Pasqua presso il Teatro Anselmi di Pegognaga, a soli 10 minuti d’auto da casa mia......

Ancora fatico a crederci, e non sono riuscita a calmare per nulla nemmeno la grandissima gioia provata due settimane fa nell’incontrarvi alla FNAC che il mio incredibile ed imprevedibile destino già mi richiama all’opera perché possa fermare nuovamente in vostra compagnia una serie di profondi, preziosissimi ed indimenticabili ricordi personali. Potete contarci cuoricini. Non mancherò di essere in prima fila, con il cuore aperto, a questi nuovi appuntamenti con voi. E la mia solita, collaudatissima voglia di vivere farà il resto. Essa non aspetta altro che di ricongiungersi a voi.

"E come i semi che sognano sotto la neve, il vostro cuore sogna la primavera. Fidatevi dei vostri sogni, perché in essi è nascosto il passaggio verso l'eternità."

Kahlil Gibran

Un abbraccio forte, ci rivediamo presto!!! Vi voglio bene.

La vostra Elena

p.s.: Dimenticavo. Stamattina vi ho accostato all’essenza propria delle rose di Francia. Lo sapete che devo avere ancora da qualche parte, rintanato chissà dove, un flaconcino di vetro cubico piccolissimo contenente un profumo concentrato e costosissimo di questa essenza?

Me lo aveva regalato quando ero bimba un mio conoscente all’inizio del 1987 che ha voluto portarmi in ricordo, (tornando da un viaggio a Parigi) proprio questo profumino originale francese.Ricordo bene che al tappo di quella piccola confezione con etichetta fracnese era stata legata una rosellina di stoffa, molto carina, che non ho mai visto su nessun’altro prodotto di questo genere.

Adoravo questo profumo che pervade ancora adesso di grande gioia la mia mente al solo ricordo, ma cercavo di usarlo pochissimo perché sapevo che non avrei potuto averne facilmente dell’altro.

Mamma, si limitava a mettermene una goccia ogni tanto sui fazzoletti che mi lasciava all’interno delle tasche del grembiule che indossavo quando andavo alle elementari e capitava in inverno che avessi dei grossi raffreddori. Annusando ogni tanto il fazzoletto, il mio naso chiuso congestionato dal raffreddore poteva così trovare delicato sollievo nel percepire questo profumo intensissimo di fiori. Che bel ricordo.

In ogni caso, lo assicuro, ce l’ho ancora una piccola quantità del profumo di cui vi parlo, dopo oltre 20 anni, la sua essenza non è affatto svanita o alterata, si è fatta ancora più forte ed assolutamente irresistibile col passare del tempo. Non appena ritrovo la boccetta ne verserò una goccia sul vostro poster e una sul vostro cuscino. Ottima idea. Credo che così facendo sarà ancora più bello addormentarmi per le prossime sere, voi che dite?

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