domenica 26 aprile 2009

Cari Luca e Diego,

in questi giorni non sono al massimo della forma col morale. Ogni tanto capita, e in questo periodo ci sono dentro di nuovo. Ieri siamo uscite tutto il giorno anche con Simona, grazie anche al bel tempo, ma non ero proprio al settimo cielo, malgrado non lo dessi a vedere o facessi il possibile per non farlo. Pensavo che lo shopping e la dolcezza di un ottimo gelato artigianale in compagnia della mia migliore amica a conclusione della nostra uscita mi avrebbero distratto e fatto bene, invece mi rendo conto che è stato il contrario.

Quella che doveva essere una giornata di festa, svago e grande shopping tra noi, mi ha lasciato addosso qualcosa che difatti definirei una grande insoddisfazione, anche perché non ho preso praticamente nulla; niente mi piaceva. Una giornata bellissima come tempo, mista personalmente parlando a grande malumore, noia e sonnolenza a forza di girare tra centocinquantamila negozi di abbigliamento che erano in stragrande maggioranza nel centro commerciale e di cui non me ne fregava granché sopratttutto perché non avrei mai potuto indossare tutta quella roba neanche se avessi voluto comprarla e che perciò ho visitato con grande indifferenza.

Beh, veramente sono stata attirata fortemente almeno da un paio di reggiseni molto carini, pieni di ricami e pizzi, quelli che ho sempre sognato di portare in certe occasioni e che mi sarei anche comprata dopotutto, ma ho subito accantonato l’idea quasi disgustata perché comunque sapevo bene che in fondo non avrei mai avuto nessuno per cui indossarli perciò ho lasciato perdere perché sarebbe stato in definitiva un acquisto che non avrebbe probabilmente avuto senso. Ero così contrariata che non avevo interesse per niente e persino tutto quello che di solito mi piace vedere o comprare quando vado a negozi mi irritava da morire.

Oggi non è che sto meglio di ieri, questo clima domenicale di fine aprile insipido e grigio, peraltro così vicino ai miei trent’anni, mi fa pensare a tante cose.

Mi fa piacere però perché a voi posso dire certe cose liberamente quasi senza vergogna perché qui posso scrivere tutto quello che non riuscirei a dire ad altre persone che non saprebbero capirmi. In effetti, la ragiore di fondo del mio malumore di questi giorni sta tutta in questa antipatica (ma necessaria) riflessione.

Vedete ragazzi, la mia è un’età (a cui presto o tardi arriverete anche voi) in cui volente o nolente si cominciano a fare dei bilanci. In questi giorni mi è capitato di pensarci su a fondo e mi sono resa conto che i miei trent’anni (che ricorrono quest’anno appunto) quando ero più giovane, anzi fin da bambina, me li sarei immaginati completamente diversi, come stile di vita privata, come opportunità di realizzazione personale in quanto donna, come indipendenza dalla famiglia, a parte il lavoro.

E quello che fa più male in tale pensiero (ma veramente male) è capire che se guardi la concreta realtà in cui ti trovi a vivere personalmente non hai ancora fatto proprio nulla di tutto quanto immaginavi e ti eri prefissata in un primo momento. Ti ritrovi improvvisamente una persona adulta vuota, improduttiva, insignificante, quasi inutile per l’età che hai e non è il semplice fatto di avere un posto di lavoro fisso o un acquisto da parecchi soldi di una cosa che avresti voluto comprare che ti tirano su il morale. Anzi, forse questo ti lascia ancora più avvilita, almeno per me è così. Ti senti maledettamente inferiore agli altri. D’accordo, c’è chi ha la mia età e sta peggio di me ma c’è anche a dire la verità chi sta molto meglio direi, e non se ne rende conto o tratta le cose con leggerezza.

Vedo i miei coetanei per esempio che in confronto a me si sposano, vanno a convivere, in alcuni casi hanno messo su famiglia da tempo e gestiscono una loro casa e poco importa che alcune storie poi finiscano male, perché non a tutti succede, lo so io non ci casco, non sono più una bambina sono solo cavolate che mi dicono per farmi stare buona, ma mi sto stufando di risposte del genere che se mai mi infastidiscono ancora di più.

Poi guardo la mia di esistenze, che non è stata pari sotto questi punti di vista a quella dei miei coetanei per mille motivi e ci sono momenti come ieri o oggi in cui vorrei letteralmente sparire, mi sento sola, piena di rabbia, ho solo voglia di piangere e basta, incurante di chiunque mi dice con una sarcastica risata che “ho solo delle storie e che non so cosa voglio”. So bene quello che davvero vorrei invece, ma purtroppo, lo dice anche il proverbio: “L’uomo propone e Dio dispone”, nel senso che non tutto va come desidereresti.

In questi momenti mi è difficile pensare positivo ragazzi, eppure voglio cercare di ripromettermi, mi consolo non poco con tanta speranza che magari i miei primi trent’anni in arrivo prossimamente non devono essere necessariamente visti come un “primo traguardo” da cui trarre per forza un bilancio di vita positivo o negativo, quanto piuttosto un nuovo “punto di partenza” che mi guidi verso la realizzazione di nuovi progetti e sfide che ancora non ho realizzato sinora, e che vorrei assolutamente fare; so che dovrò lottare contro tutto e tutti per realizzare i miei sogni! Ho capito però che se non hai determinazione e un pizzico di sana testardaggine nella vita non vai avanti ed è proprio quello che ci vuole per proseguire. Un requisito che io ho tutta l’intenzione di sfoderare d’ora in avanti più che mai. Anche se con l’avanzare dell’età per me tutto diverrà più difficile da inseguire e piuttosto improbabile da portare effettivamente a termine, date le mie difficoltà, saranno comunque cose di certo NON impossibili, è proprio vero finché c’è vita c’è speranza!!!

Un abbraccio!

Elena

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