martedì 28 aprile 2009

Un articolo di giornale che tratta un argomento molto delicato ma è giusto che io ne parli.

Uso volentieri il mio blog, oggi, finalmente per parlare di un articolo di giornale, perché ne ho il pieno diritto, e l'età data la difficoltà che mi caratterizza, e mi sembra più che giusto dare il mio parere su questo pezzo che mi ha molto colpito, anche se la tematica è delicata.
Purtroppo mi sento indirettamente coinvolta, sia fisicamente che emotivamente nel gruppo delle persone citate con questo pezzo giornalistico che esce proprio oggi su una importante testata di quotidiano nazionale. Sfortunatamente siamo tutti sulla stessa barca quando si parla di handicap e non è spesso necessario (garantisco io) essere per forza stabilmente bloccati su una sedia a rotelle o immobili per essere considerati disabili e quindi "diversi" privati innanzitutto e soprattutto di un diritto che dovrebbe essere fondamentale ed imprescindibile per qualsiasi essere umano, come quello del sesso e dei sentimenti, compreso l'atto fisico ovviamente che coinvolge spesso anche il sentimento.
Però, lo avete capito anche voi io sono da sempre così sensibile e desiderosa di innamorarmi e condividere il sesso (quando e se mai questo ci sarà) che non accetterei MAI di fare questa cosa "così grande ed intima"a pagamento, con una persona che manco conosco e non so chi sia, per cui non provo nulla, sentimentalmente parlando.
Chiarisco, io condivido pienamente, ci tengo a sottolinearlo, quanto vivono altre persone nella mia situazione se non anche peggio (il bisogno e la voglia di dare a mia volta e ricevere da una persona amata coccole, tenerezze, carezze o piacere fisico, anzi molto spesso è proprio la totale mancanza di queste cose che solitamente mi butta giù di morale di brutto, fortissimamente, come accade anche in questi giorni) e il dispiacere è sempre tanto e doloroso ma NON a tal punto di cercare per forza e a tutti i costi una o uno, nel mio caso, che si prostituisca a pagamento apposta per i disabili. Che schifo!
Sarebbe un atto che mi farebbe umiliare ancora di più! Se dovessi scendere a tal punto non sarei d'accordo! Quand'è così che va la vita, secondo me meglio rimanere soli e sognarle queste cose!!!!!
Io ho dato il mio parere come ragazza disabile, dato che vivo questa situazione poi ognuno è libero di esprimere la propria opinione come meglio crede.
Elena
L'articolo dice così:
La prostituta di Barcellona offre prestazioni a portatori di handicap. In Spagna è polemica. E il sito dell'assistente erotica viene oscurato
Marien, escort dei disabili"Col sesso faccio del bene"

Dopo undici anni di attività occulta, la squillo è uscita allo scoperto di MARIA NOVELLA DE LUCA


"Grazie Marien, da te ho avuto la prima carezza della mia vita". Firmato Juan, affetto da Sla, sclerosi laterale amiotrofica. Grazie, per un momento d'amore, anche se a pagamento, duecento euro a prestazione. Marien ha 48 anni, ha un bel fisico snello, capelli castani e lo sguardo sereno. Di professione fa la escort, prostituta se volete, esercita a Barcellona, nella zona delle Ramblas, all'università studiava Scienze politiche, è sposata, separata, ha un figlio. Marien ha una "specializzazione" però, e da quando questa sua specializzazione è diventata pubblica, grazie a una lunga e dettagliata intervista a El Mundo, il suo blog e il suo sito sono stati oscurati per le troppe richieste, ma soprattutto il tema difficile e delicato della sessualità nelle persone disabili è finalmente uscito dall'ombra. Perché Marien da oltre dieci anni offre sesso a pagamento ai portatori di handicap, per un weekend con lei ci vogliono oltre duemila euro, e quando parla dei suoi clienti ne rivela un lato inedito: "Ho scoperto che queste persone non sono così fragili come si può credere. Hanno bisogno di aiuto in alcuni momenti, ma hanno una capacità non comune di superare le avversità". E se oggi definisce il suo lavoro un "servizio sociale", se in molti casi sono proprio le famiglie delle persone disabili a contattarla, Marien non nasconde che all'inizio il suo fu un calcolo, la scelta, dice, "di lavorare in un settore che le altre disprezzavano". "Mi sono sposata a 17 anni, è andata male, avevo un figlio e un padre a carico... Ho cambiato nome e ho cominciato a lavorare nei night club di Barcellona. Vedevo le mie colleghe disprezzare gli uomini sulla sedia a rotelle, gli zoppi o quelli che indossavano occhiali dalle lenti spesse. Capii che la strada era quella: iniziai a inserire inserzioni sui giornali catalani presentandomi come escort indipendente. Specificando subito quali fossero i destinatari del messaggio". Da allora un successo (e un business) crescente. "Posso vivere comodamente, ho potuto comprare due appartamenti, far studiare mio figlio". Una storia nell'ombra, fino a poco tempo fa. Una storia che però piano piano la coinvolge. Un blog dove racconta la sua esperienza e le sue sensazioni. "Dare piacere a chi soffre è un servizio sociale. Ho clienti fissi da anni. Siamo diventati amici. Non c'è né pudore né pietà, il sesso è uno scambio, loro ne hanno bisogno, io glielo do....".
Ma dopo l'intervista al El Mundo tutto cambia: il suo blog preso d'assalto, migliaia e migliaia di e-mail, applausi ma anche insulti. Marien diventa un'icona della rete, il dibattito infiamma le associazioni di persone disabili. Il blog viene oscurato, Marien viene sommersa da proposte di interviste televisive, ma per adesso rifiuta visibilità e compensi. "Quello che volevo è spezzare il tabù sulla sessualità dei portatori di handicap. Un problema rimosso, che nessuno vuole vedere, la negazione di un diritto. Le mie colleghe all'inizio mi dicevano: "Marien, come fai, non ti fa schifo?". Sì, parlavano proprio così... No, mai provata questa sensazione, del resto prima di fare l'escort facevo l'infermiera, il mio obiettivo era quello di soddisfare i bisogni delle persone che accudivo, li cambiavo, pulivo. E poi tra i miei clienti ho incontrato persone incredibili, soltanto apparentemente fragili". In Svizzera, come in Svezia, il lavoro di Marien viene riconosciuto sotto il termine di "assistente sessuale", e le loro prestazioni pagate dallo Stato. Perché forse non c'è bisogno di scomodare la psicoanalisi per spiegare quanto possa essere terapeutico non reprimere ma esprimere le proprie pulsioni sessuali, proprio in soggetti che per le loro patologie non hanno il controllo delle proprie sensazioni. Ed è infatti interessante la testimonianza di Lorenzo Fumagalli, terapeuta di un ragazzo con disabilità mentale. "Era aggressivo, violento. I suoi educatori e i suoi medici decisero che si poteva provare a fargli vivere un rapporto sessuale. Esperimento riuscito: il ragazzo si è calmato e adesso ha incontri mensili con una prostituta". Un tema delicato, scabroso. Con pacatezza e senza pudori Marien nell'intervista descrive anche le particolari forme di sesso che si possono esercitare con persone affette da disabilità diverse. "Mi commuovono la gratitudine, l'affetto. È vero, vengo pagata, le mie tariffe sono chiare, anzi il denaro è un modo di comunicare netto, senza fraintendimenti. Eppure loro mi ringraziano, come se provare una sensazione erotica per chi è affetto da una diversità fosse un miracolo, una concessione impossibile". La storia di Marien fa il giro d'Europa. La ritroviamo in centinaia di blog italiani. Le reazioni sono diverse. Le associazioni chiedono cautela, riservatezza. Ma i blogger scrivono. Marco, 31 anni, tetraplegico è il più deciso: "Siamo esseri umani, abbiamo diritto al sesso, all'amore, al piacere. Dopo aver letto la storia di Marien ho chiesto a mia madre di caricare il camper e di portarmi in Spagna. Lei si è messa a ridere, lo ha raccontato a mio padre, e lui ha risposto: perché no, potrebbe essere un'idea".

(28 aprile 2009)

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