sabato 2 maggio 2009

Dalla mia vecchia Smemoranda, alcune immortali, splendide parole del D’Annunzio.

In questa notte nera, la corona delle tue braccia m’è come una costellazione indelebile.
Perché oggi, in quei pochi attimi di sogno, ho avuto dalle tue giovani braccia una sensazione luminosa, come se tu avessi cinto d’un fuoco bianco la mia tenerezza e la mia tristezza?
Esiste un fuoco fresco?
Non saprò mai dirti quel che provo, quel che tu mi dai.
Poco a poco, credevo di sentire la sostanza del tuo corpo cambiarsi in una specie d’amore caritatevole. Credevo di assistere a un miracolo inaudito: il frutto voluttuoso che si muta in fiore sensibile! Puoi capire?
Mai tu m’avevi preso fra le tue braccia con tanta dolcezza.
Eri una dolce piccola anima con delle labbra. Eri la bocca stessa dell’Amore che guarisce.
Vorrei che il mio grido giungesse fino a te; vorrei che il mio desiderio traversasse il lago scuro fino al tuo giardino umido… Tenterò di farti giungere questa lettera notturna.
Sarai forse contenta di stringerla sul petto o di farne il tuo guanciale.

Gabriele D’Annunzio

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