mercoledì 26 agosto 2009

Cari Luca e Diego,

ieri sera dopo le 18.00 ho deciso di andare con mamma in paese per fare un giro in bicicletta. Sentivo di avere assai bisogno di fare un po’ di moto per sgranchire le mie gambe doloranti e intirizzite dal caldo ma ho pensato di comune accordo con mamma che fosse meglio aspettare e non usicire necessariamente durante le ore più calde del pomeriggio perché sarebbe stato impensabile con l’afa di questi giorni.Abbiamo scelto dunque di uscire non appena una leggera brezza di fine estate ha cominciato gradevole a farsi strada sulla pelle, dando pronto sollievo nello stesso tempo anche alla mia anima altrettanto accaldata.

Sapete, a Reggiolo, a poche vie di distanza da dove abito io esistono vasti appezzamenti di terreno adibiti ancora a campagna, tra cui è possibile talvolta ritrovare alcune aree verdi ben tenute e completamente prive di traffico o confusione, nonché cosparse di vegetazione che cresce incolta. In cui non manca pure (fortunatamente) una lunga area su cui è presente un largo tratto di strada asfaltato di fresco in cui chi lo desidera può, volendo, andare a correre, passeggiare a piedi o (come nel mio caso) girare liberamente in bicicletta. Si tratta di un bel tratto di strada carezzata e popolata da grandi piante di biancospino e caprifoglio. La vista qui può godere anche di un piccolo fossato laterale che scorre naturale con le sue acque su cui talvolta galleggiano serene alcune anatrine.

É appunto lungo queste amate vie, ormai a me famigliari da anni, che solitamente mi piace rintanarmi non appena ho l’occasione di prendere in mano la mia bicicletta. In posti come questo mi sento sempre felice perché posso ritrovare subito il contatto primario con la natura ancora inconaminata. Facendo quel salutare percorso si fa sentire immediatamente viva ogni volta, anche una piacevole aria fresca impregnata dall’odore pungente e benefico del fieno appena raccolto o del terreno smosso della campagna circostante; tutti aromi che mi sono da sempre assai graditi sin da quando ero bambina.

Ed è stato proprio qui (mentre stavo respirando rilassata, a pieni polmoni tutte le essenze che la natura di fine estate sa darmi) che ho assistito a uno “strano” episodio assolutamente vero, che vorrei raccontarvi e che ho ritenuto molto significativo nella sua semplicità.

Come già detto, avevo fermato alcuni istanti la mia bicicletta frenandola e stavo respiramdo pienamente, a occhi chiusi, l’aria pura nella sera della campagna reggiolese, mentre intorno a me iniziava a rosseggiare il tramonto. Quando di punto in bianco mi accorgo che sento un insolito pizzicorio sul braccio sinistro. “Accidenti – pensavo irritata – vuoi vedere che mi stanno già pungendo le zanzare e io sono uscita senza mettermi nessun repellente?” . Così istintivamente ho fatto il gesto di abbassare lo sguardo divenuto minaccioso sul mio braccio sinistro mimando frattanto (con la mano destra sollevata in alto) il gesto tipico di chi desidera schiacciare una zanzara che lo sta sgradevolmente pungendo.

Quando invece, ciò che i miei occhi mi comunicano di vedere due secondi dopo, mi lascia semplicemente di stucco dalla meraviglia. No, non mi stava tormentando una zanzara in quel momento ragazzi. Che ci crediate o meno, sul mio braccio si erano improvvisamente posati si, due piccoli animaletti, ma erano creature piccolissime, innocue ed indifese, che io ho sempre amato. Si trattava di due coccinelle rosse, che stavano pian piano avanzando e facendosi strada dall’avambraccio dirette verso il mio polso. Già, erano proprio due coccinelline rosse troppo graziose, veramente, le stesse che solitamente si dice portino fortuna se te le ritrovi addosso. Sono rimasta immobile col braccio sinistro disteso a osservarle ammirata senza fiatare in modo da facilitare loro il percorso verso la mia mano. Erano agili e sicure con le loro zampette e si rincorrevano salendo lungo la mia pelle. Speravano forse di trovare un momento di riposo. Mi sono chiesta da dove venissero e dove le avrebbe condotte ancora questo loro viaggio in volo dopo la breve sosta su di me.

Poi, rallentando ulteriormente la corsa sono arrivate nell’incavo della mia mano e si sono difatti fermate lì per almeno due minuti circa, rimanendo immobili a loro volta, una accanto all’altra. Bellissime! Poi improvvisamente ho visto le loro alette spuntare e spiegarsi rapidamente per ricominciare il faticoso volo e sparire ben presto alla mia vista ancora assai incredula.

Beh ragazzi, sarà stato pure un caso il fatto che ieri abbia visto due coccinelline, e che queste si siano posate sul mio braccio quasi con amore, però sono sicura che questo è un nuovo segnale positivo per il mio futuro. Poi pensandoci bene sono convinta, come già detto in passato, che tutto quello ci accade, anche la cosa apparentemente più insignificante non accade mai per caso. E sono qui a ribadirlo ancora perché ne ho avuto nuova prova ieri sera con quello che mi è successo e che vi ho appena scritto.

Mi piace pensare più semplicemente che in questo episodio foste proprio voi Luca e Diego, sottoforma di queste due queste adorabili creaturine, che siete venuti a salutarmi un attimo prima di partire nuovamente per il Brasile. É c0sì bello pensare che magari siete in un certo senso voi due che siete venuti ad accomiatarvi da me dato che non l’ho potuto fare io di persona con voi quando sono venuta a casa vostra giovedì scorso. Un saluto velocissimo colmo di simbolica fortuna augurale per la mia vita, il vostro. Un incontro breve ma inaspettato e decisamente emozionante quello tra noi. Che nella sua dolce e delicata brevità ha saputo farsi carico di tutto il suo consueto messaggio grande come il mondo. Qualcosa di estremamente importante che avete stavolta scelto di consegnarmi al tramonto, con la prima brezza tranquilla e fresca della sera, tra i profumi propri della campagna, che da sempre mi ricordano tanto anche la mia infanzia. Fantastico. Grazie mille, care coccinelle.

Buon viaggio cuoricini, fate i bravi.

Possiate colmare con questo breve (ma sempre troppo lungo per chi come me vi attende rientranti in Patria) le vostre rispettive anime del sentimento che ben conoscete e che solo voi sapete come mettere in musica. E che, potete giurarci non tarderà a farsi anche mio in tutta la sua energica e semplice vitalità. Vi voglio bene, tanto bene, come sempre! A prestissimo!

La vostra affezionatissima Elena

«Il viaggio perfetto è di forma circolare,

la gioia della partenza, la gioia del ritorno.»

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