venerdì 21 agosto 2009

Ciao patatini,

sono ancora “sconvolta” dopo la gita di ieri pomeriggio. Il mio recente ritorno a Verona mi ha fatto capire non poche cose.

Ho scritto questa parola piuttosto forte perché al momento, a mente lucida non saprei come meglio descrivere il mio stato d’animo relativo alla mia breve incursione pomeridiana di ieri. Non so proprio cosa dire sapete?

Questo termine non si riferisce certo alla vostra città da secoli immersa nella storia più antica e sempre piena di turisti, negozi ed attrattive. Tantomeno con tale termine mi riallaccio al clima assolato ed afoso tipico di questi pomeriggi.

Qualcosa è rimasto molto impresso nella mente ma adesso è ancora presto perché ve ne parli. Qualcosa da cui in tutta onestà sono anche rimasta segretamente turbata nel mio animo sensibile anche se non l’ho dato subito a vedere o non sono riuscita a confidarlo con le mie compagne di viaggio.

Se non fossi stata sicura di aver già visto coi miei stessi occhi la vostra casa nello stato in cui si trova adesso non ci avrei creduto; e invece è proprio lo stesso luogo che ho visto un anno fa. L’ho rivista anche ieri infatti la vostra casa ma se non fossi stata sveglia giurerei di aver fatto un brutto sogno, veramente. Ci sono rimasta troppo male, ho provato dispiacere nel vederla lasciata così, sola. Credetemi.

Ho capito che a causa del successo e della vostra privacy continuamente minata, anche il vostro nido non è più curato e ben tenuto come un tempo. Sta ora patendo solitudine e questo è evidente. Almeno esteriormente, lentamente ma inesorabilmente credo che la vostra casa senta la frequente mancanza dei proprietari, di colei che è la famiglia che la occupa. Sembrava quasi piangere sommessamente, disperatamente, dare segni di dolore, trasformarsi in cosa viva e sofferente. Almeno questo è ciò che si è presentato ai miei occhi. E ho provato dispiacere per voi e per la vostra famiglia.

Solo dopo aver visto la vostra casetta ad un anno di distanza dalla prima volta mi rendo conto che noi pubblico riusciamo a capire solo il lato positivo dell’assistere a un concerto, della gioia di scambiare quando ti va proprio grossa una chiacchiera con il tuo idolo o ricevere da lui un autografo. E posso capire benissimo questa soddisfazione. Ma questo è solo il lato bello della questione.

Peccato però che non si pensi, non si riesca a comprendere se non davanti a qualcosa di concreto (come è accaduto a me ieri rivedendo la vostra dimora che mi è parsa piuttosto trascurata) quanto il successo nella sua potenza travolga e trasformi anche in senso negativo la vita e talvolta le cose della persona che si esibisce invece sul palco, e questo in tutti i suoi aspetti. Come in tutte le cose c'è il pro ed il contro. Il vostro lavoro è stata anche una scelta, ma dappertutto esiste però pure il rovescio della medaglia. Che dispiacere.

“La verità mi fa male lo so” direbbe la Caselli. Triste e spontanea rilfessione quella di oggi da parte mia, ma necessaria.

A presto, vi voglio bene!

Elena

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