venerdì 6 febbraio 2009

Anche voi Zanne Bianche!

Ciao lupacchiotti,

non scrivo da due giorni ma sono di nuovo qua! Come state? Io benone ancora, per fortuna, nonostante le tremende epidemie influenzali di questi giorni che hanno decimato buona parte dei miei famigliari o dei miei colleghi di lavoro. Come avete letto, ieri pomeriggio ho avuto una visita medica piuttosto seria e determinante per la mia salute futura che mi ha fatto stare in ansia, ma pare sia andato tutto bene, questa perlomeno è stata la mia prima impressione. C’era una dottoressa che mi ha messo subito a mio agio ed è stata molto gentile.

Ne approfitto per ringraziare sentitamente, col cuore, voi e tutti coloro che mi hanno pensato con una preghiera proprio come avevo chiesto, grazie mille, è davvero stata bella questa sensazione perché c’è stato un momento in cui mi sono interiormente sentita circondata da grande affetto generale ed è una piccola cosa che vale molto! Non ho ancora ricevuto l’esito scritto di questa indagine medica appena effettuata che arriverà solo fra qualche tempo, ma come ripeto, ho avuto un sentore positivo durante lo svolgersi progressivo della visita e tutto questo mi fa ben sperare.

Mentre attendevo il mio turno, ieri, nella sala d’aspetto degli ambulatori ho pensato di portare con me un libro da leggere per cercare di distrarrmi e smorzare per un po’ l’evidente tensione che mi ha tenuto sotto pressione in questi giorni.

Non so cosa è stato a spingermi a tirare fuori proprio questo libro dalla mia vasta biblioteca, forse il clima di questo freddo inverno che ben si sposa con l’ambiente proprio del racconto di cui vado ad accennare, però ho scoperto che è una storia molto carina. Ci ho messo tra l’altro anche la vostra cartolina che ho ricevuto al concerto di Fiorano come segnalibro, quasi fosse un dolce pretesto per ricordarmi che nonostante la comprensibile agitazione sarebbe andato senz’altro tutto bene per la mia visita.

Vi parlo di un libro conosciutissimo, un classico per ragazzi che senz’altro avrete visto o sentito nominare anche voi, cioè Zanna Bianca di Jack London.

La storia inizia con la corsa sulle nevi di una slitta trainata da cani; questa spedizione è ostacolata dal freddo e dalla incombente presenza dei lupi "capitanati" da una femmina dal pelo rosso. Viene la primavera, la natura rinasce, i torrenti riprendono a scorrere, nascono i fiori, finiscono i letarghi, i nidi e gli anfratti si riempiono di cuccioli. Anche la lupa dal pelo rosso diventa madre, di quattro lupetti, fra cui anche Zanna Bianca. Tutto il giorno stava nella tana ad alimentarli col poco cibo che Guercio, padre dei cuccioli portava. Seguì una carestia e la fame, la compagna di vita degli animali è sempre in agguato e il Guercio, soccombe, ammazzato da una lince. Tutti i lupetti moriranno, tutti tranne Zanna Bianca il quale è costretto a stare lunghe ore da solo in quanto la madre deve andare a procurarsi il cibo. Ed in questi buchi di tempo prova a passare il “muro” di luce vale a dire l'esterno. Arrivato fuori della tana la prima volta si perse nel bosco dove riuscì a mangiare i cuccioli di una pernice la quale inizia a beccargli il naso e a farlo piagnucolare. Qui poi fu soccorso dalla madre. Alla seconda uscita Zanna Bianca si avvicina a degli indiani, che lo accarezzano, ma quando Zanna Bianca li morde loro diventano sadici verso di lui, si divertono a fargli male. Qui interviene la madre la quale era scappata molto tempo fa da quell’accampamento di indiani, la lupa viene riconosciuta, Kiche era il suo nome. Zanna Bianca segue la madre ed inizia a scoprire le molte cose che gli umani, per lui dei, possono fare. Creare quelle cose rosse chiamate fiamme, lanciare oggetti. L’uomo possiede il cibo, ma è vietato mangiarlo, senno l’uomo prende le cose non vive (sassi e legni) e te le tira addosso, questo pensava Zanna Bianca. Nell’accampamento vivevano molti cani, che non accettavano Zanna Bianca e lo attaccavano continuamente, Zanna Bianca, però era più agile e più intelligente di loro e riusciva a sopprimerli prima che loro se ne fossero accorti. Il suo modo frequente di mettere fine alla loro vita era morderli il collo dove c'era un afflusso notevole di sangue. Fra questi lupi si distingue Lip-Lip che si dimostra un vero stress. Difatti Zanna Bianca era sempre attaccato, la madre era stata portata via e quindi non aveva più protezione. Il tempo passa e Zanna Bianca impara a trainare la slitta. Ora doveva correre con altri cani e sembrava scappare come un vigliacco visto che era nel primo posto nella slitta. Zanna Bianca inizia ad essere nervoso ed irrequieto. Il suo padrone Gray Bavier lo porta nella città per soldi e qui, Zanna Bianca, inizia a fare strage dei cani che trovava stupendosi della loro debolezza. Viene notato da Bellezza Smith il quale lo compra e gli fa fare la carriera più cruenta che possa avere un cane, lo fa combattere con altri cani. Zanna Bianca fa vincere tutte le scommese di Bellezza. Arriva però il momento in cui però perde contro un Bulldog. Fortunatamente viene salvato in tempo da Weedon Scott che lo cura. Inizialmente Zanna Bianca resta scontroso, Smith lo aveva fatto diventare quasi un demone nelle cattive condizioni in cui lo faceva vivere. Però poi arriva il giorno in cui si lascia accarezzare. Da quel momento Scott mette la vita di Zanna Bianca nel posto più importante. Zanna Bianca si affeziona a Scott a tal punto di morire se dovesse mancare. Difatti quando Scott deve tornare in California Zanna Bianca scappa e riesce a salire anch’esso nel battello. Zanna Bianca non sarà mai più un lupo bensì un prezioso cane da guardia che salverà la vita al suo padrone Weedon Scott.

Non so come mai ma a me questo libro fa un sacco tenerezza, so che c’è stato anche il film in passato ma io non ho mai voluto vederlo perché preferisco leggere direttamente i libri in versione integrale, è la cosa più bella. Nelle versioni cinematografiche dei grandi romanzi, secondo me solitamente, pur ben realizzati manca sempre qualcosa di importante che solo il libro sa restituire nella forza unica delle parole scritte.

Credo che non vi dispiacerà se vi dico che anche voi due senza saperlo nella vostra personalità secondo me avete qualcosa di Zanna Bianca, il famoso cucciolo di cane lupo. Mi piace immaginare la sua morbida e folta tenerezza come cucciolo, ho gradito estremamente la parte di descrizione bellissima e particolareggiata delle coccole rassicuranti che mamma lupa infonde a questa creaturina inizialmente indifesa, appena nata e ai suoi fratellini nella tana, poi i primi giochi, le prime buffe ma importanti scoperte, le prime avventure non esenti da grandi pericoli nascosti. É proprio bello gustarsi pagina dopo pagina, i sentimenti, i pensieri e la vita di questo sorprendente e dolcissimo animale che si fa giorno dopo giorno più forte, straordinariamente intelligente e sensibile, adulto. Penso che la sua storia mi ricordi indirettamente non solo la vostra ma quella propria di ciascuno di noi. Nel libro si parla di un cane lupo, però se ci facciamo caso quello che succede a Zanna Bianca accade anche a tutti noi seppure sotto differenti punti di vista, mi piace un sacco il modo in cui l’autore lo racconta sorprendendoti e svelandolo lentamente. In quel romanzo c’è davvero molto di come noi stessi, maturando, impariamo pian piano ad affrontare la vita e cavarcela da soli, nella gioia, nel pericolo, nel dolore, insomma in tutto quello che essa ci propone. Non mi va di confinare questo discorso a un ristretto arco della nostra esistenza, meglio estenderlo a ogni giorno, a ogni specifica fase della vita. Edoardo De Filippo diceva che “gli esami non finiscono mai” e questa è una gran verità!!!!

Un abbraccio grande, vi voglio bene lupetti!

Elena

P.S.: Dato che, ripensando a Zanna Bianca ho scritto che vi paragono volentieri a due cuccioli di cane lupo, adesso chiudo gli occhi e mi piace immaginare una scena molto graziosa, addirittura leggiadra, che ha preso forma da poco, (mentre vi scrivevo la trama del libro appunto) nella mia mente. Voi due, Luca e Diego, sottoforma di queste sembianze viventi, quelle di giovani lupi mentre vi fermate sul bordo di un’ampia vallata ad osservare il vasto manto notturno celeste che fa da corona alla «regina incontrastata» di una fredda notte d’inverno, proprio lei, la luna. Ed è esattamente in quel momento che si elevano nella notte quasi contemporanee le vostre due voci, un richiamo particolare di pace che a differenza di mille altri non incute infatti nessun timore o paura, anzi. Un suono acuto, lunghissimo ed estremamente rassicurante, che non smette mai, qualcosa in grado di superare, squarciandola con la sua forza, qualsiasi barriera o distanza, anche la più incalcolabile e remota. Un suono pieno di colorata e luminescente fantasia che con la sua infinita tenerezza riesce ad essere ovunque, piacevolmente accanto ad ogni cosa, ad ogni animo….

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