venerdì 14 novembre 2008

Ieri 13 novembre era San Diego!

13 NOVEMBRE
SAN DIDACO O DIEGO, CONFESSORE
L'umile pellegrino di Roma.


Didaco o Diego di san Nicola, umile fratello laico, giunge al cielo presso il padre san Francesco, Bernardino da Siena e Giovanni da Capistrano, che lo hanno di qualche anno preceduto. Questi hanno lasciato l'Italia e l'Europa intera vibranti degli echi delle loro voci che avevano pacificato le città nel nome del Signore Gesù e lanciate contro i Musulmani le armate. Il secolo, che essi contribuirono efficacemente a salvare dalle conseguenze del grande scisma e restituirono al suo avvenire cristiano, poco seppe di Didaco, all'infuori della sua ammirabile carità in occasione del giubileo del 1450, che ebbe risultati veramente preziosi. Roma, ritornata agli occhi delle nazioni la città santa, vide i peggiori flagelli impotenti a trattenere lontani i suoi figli, (Is 49,8-22) e l'inferno, scatenato per l'inaudita corrente che dai quattro angoli del mondo portava le folle alle sorgenti della salvezza, rimase in ritardo di 70 anni nella sua opera rovinosa.
Il beato infermiere dell'Ara Coeli, che si prodigava nel servizio degli appestati, agli occhi degli uomini non ebbe che una parte assai modesta in risultati tanto grandiosi, soprattutto se l'opera sua è confrontata con quella dei grandi apostoli francescani suoi confratelli. Ma ecco che la
Chiesa terrena, interprete fedele della Chiesa dei cieli, oggi l'onora con gli stessi onori resi a san Bernardino e a san Giovanni. Ciò dice che, davanti a Dio, gli alti meriti della virtù, che resta ignota al mondo, non sono inferiori a quelli che con il loro splendore hanno rapito la terra, se, provenendo dalla stessa corrente di amore, producono nelle anime un eguale accrescimento di carità.
Il pontificato di Nicola V, che presiedette l'imponente incontro di popoli presso le tombe degli apostoli nel 1450, fu ed è ancora ammirato per l'incremento nuovo che, in Roma, diede al culto delle lettere e delle arti, perché è compito della Chiesa includere nella sua corona, a gloria dello Sposo, tutto quanto il mondo possiede di grande e di bello. Tuttavia oggi quale umanista del tempo non preferirebbe forse la gloria del povero Frate minore senza cultura, agli effimeri fulgori coi quali credette di raggiungere l'immortalità? Nel secolo XV, come sempre, Dio scelse il debole e l'insensato per confondere i saggi (1Cor 1,7) e il Vangelo ha sempre ragione.
VITA. - Didaco o Diego, nacque a San Nicola di Porto presso Sèville, nel 1400. Nell'infanzia decise di voler farsi santo e vi si impegnò sotto la guida di un sacerdote. Appena gli fu possibile, entrò nell'Ordine Francescano nel convento di Arrizafa, dove fece professione come fratello converso. Visse nell'obbedienza più perfetta ed ebbe grazie di contemplazione così luminose che, parlando delle cose del cielo, si esprimeva in modo che sorprendeva tutti.
Inviato alle Canarie, vi converti molti infedeli e, venuto a Roma per il giubileo del 1450, essendo scoppiata la peste, si consecrò al servizio dei malati nel convento dell'Ara Caeli. Rientrato ad Alcalà, vi morì nel 1463. Numerosi miracoli lo rivelarono caro al Signore e fu iscritto nel. numero dei Santi da Sisto V il 5 luglio dell'anno 1588.
La vera gloria.
"Dio onnipotente ed eterno, che per una ammirabile disposizione scegli in questo mondo ciò che è debole per confondere ciò che è forte, degnati concedere alla nostra umiltà che, per le pie preghiere del beato Didaco tuo confessore, meritiamo di essere ammessi nella gloria dei cieli" (Colletta della festa). La Chiesa eleva al Signore questa preghiera in tutte le ore liturgiche di questa tua festa. Appoggia le sue suppliche, perché Colui che hai seguito con tanto amore nella via della umiltà e della povertà volontaria, molto ti apprezza. Via veramente regale fu quella che seguisti, perché ti portò al trono, che col suo fulgore fa impallidire tutti i troni della terra. Anche quaggiù la tua fama sorpassa oggi quella di molti tuoi contemporanei, già così illustri e ora dimenticati. Solo la santità da corone durevoli per i secoli e per l'eternità, perché Dio solo ha l'ultima parola e l'ultimo giudizio su ogni gloria, come in lui solo è il principio di ogni felicità, in questa vita come nell'altra. Sul tuo esempio e col tuo aiuto ci sia possibile, o san Didaco, farne la felice esperienza.
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 1273-1274

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