martedì 4 novembre 2008

Un racconto scritto da me 14 anni fa per il giornalino di classe. Anno scolastico 1994/1995

LA RAGAZZA E IL MUSICISTA VAGABONDO.

La rugiada si posava con un leggiadro velo sui giornali, con cui un giovane vagabondo si sedeva tranquillo a terra strimpellando la sua chitarra. Una ragazza che passava casualmente in quel parco si fermò ad osservare incuriosita quel musicista castano dal'aria graziosa e assorta che carezzava deciso con le mani le corde del proprio strumento, impreziosendo l'aria con una malinconica e struggente melodia.

Improvvisamente Brian, che fino a quel momento non l'aveva notata, sentendosi attentamente osservato, posò la chitarra, si alzò e chiese bruscamente alla ragazza che lo guardava in silenzio, rivolgendosi a lei con tono quasi seccato:

«Ehi tu, hai forse dei problemi se io suono qui, perché mi fissi così meravigliata?»

«No.....ehm....cioè, ecco, veramente io, io stavo solo....»

«Bene allora, ti dispiacerebbe farti gli affari tuoi? Smettila di guardarmi, mi infastidisci!»

«Beh mi scusi, ecco vede io volevo soltanto...» balbettò la fanciulla imbarazzata cercando di giustificarsi.

«Ah, niente scuse, con me carina, non sono certo scemo, se ti faccio pietà per come sono o per quello che faccio puoi pure girare i tacchi ed andartene. So cosa stai pensando! Anche se io non ho una casa o un posto per dormire sono contento lo stesso sai?»

«Guardi signore che lei si sbaglia, mi sta fraintendendo, io stavo solo passando di qui e mi sono fermata invece perché la sua musica....»

«Si, grazie tante, è sempre la stessa storia, voi ricconi dite sempre così, "Io non stavo facendo niente, lei per me è come tutti gli altri, e così via...", poi appena voltate le spalle e tornate a casa dite cose orribili sul nostro conto.»

«Signore, sto cercando di dirle che nemmeno io ho casa se è per questo!»

»Ah, ah, ah, ma fammi ridere, stai forse cercando di prendermi in giro adesso ma ti avverto che non ci riesci.»

«No, è la verita; io ho perso i miei genitori ma poi è una storia molto lunga e non mi va di raccontarla a te!»

«Wow! Adesso mi dai anche del "tu", così di punto in bianco! Significa che la storia si sta facendo parecchio interessante e seria! Dai, avvicinati, vieni qua! Come ti chiami piccola?»

«Jasmine»

«Caspita, - disse Brian sorridendo e spalancando i luminosi occhi scuri - che gran bel nome! Io mi chiamo Brian e sono tre anni che faccio questa vita. Tutti mi promettevano sempre il grande salto nel dorato mondo della musica, verso una vita migliore, ricca di soddisfazioni ma poi non è mai successo nulla in merito. A parlare sono bravi tutti eh.....ormai mi sono rassegnato. Evidentemente questo è il mio vero destino. E tu, dolce Jasmine? Come mai non hai famiglia?»

«Ah, guarda, è una storia lunga e dolorosa, mi fa stare solo male.»

Brian, prese teneramente tra le sue, la mano sinistra della ragazza e le disse sorridendo: «Dai, apriti, fa sempre bene sfogarsi, lo sai?!»

«Beh, vedi, io vengo da lontano, sono scappata da un'orfanotrofio al quale il Tribunale mi aveva assegnato dato che i miei genitori erano in galera e io non ho parenti che possano occuparsi di me. E ora mi trovo qua, a girovagare inutilmente senza uno scopo, senza una meta, non so cosa fare. Sono sola!!! Ho paura!!!.»

«Piccola, adesso ci sono io con te, non devi avere più paura; noi due insieme faremo grandi cose, sei d'accordo?»

Brian e Jasmine, forse, da quel momento non si lasciarono più, perché avevano semplicemente scoperto cosa significava volersi bene.

Elena Balasini - Classe IIª T

Biennio Aziendale Turistico

Anno scolastico 1994/1995 - Istituto Professionale Statale

«Don Zeffirino Iodi» - Novellara - Reggio Emilia

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